L’offshoring in India non basta. Periodo duro per Sioux. Il gruppo, che l’anno scorso ha delocalizzato la produzione dal Portogallo alla meno costosa India, deve fare i conti con le difficoltà del periodo. La divisione commerciale ha presentato alla corte distrettuale di Offenbach la domanda di risanamento in autogestione.
L’offshoring in India non basta
“Attualmente stiamo vivendo un’estinzione di massa tra i nostri partner commerciali e quest’anno prevediamo un calo del 30% delle vendite con la rete commerciale” ha dichiarato Lewin Berner, amministratore delegato di Sioux e CEO del gruppo Sioux. Il gruppo, con sede a Walheim, ha suddiviso il proprio business in sei società autonome che si occupano, singolarmente, di progettazione e sviluppo della collezione, spedizione e logistica. Mentre le altre 5 società del gruppo non sono interessate dalla procedura, è andata in crisi Sioux Gmbh, fondata 66 anni fa, che si occupa della gestione commerciale dei prodotti.
Filiera della crisi
Su Sioux Gmbh si sono riversate le crisi di alcuni rivenditori tedeschi, tra cui Galeria Karstadt Kaufhof e la catena calzaturiera Dielmann. E Berner teme che questa tendenza negativa acceleri nella seconda metà del 2020. Sioux Gmbh continuerà ad operare normalmente, ma elaborerà un piano di ristrutturazione, finanziaria e operativa.
L’incertezza dei consumatori
“Un tale livello di incertezza dei consumatori non è mai stato visto nella lunga storia dell’azienda” commenta con una nota Berner. Secondo il CEO la riapertura dei negozi non ha dato l’effetto sperato, mentre è in aumento l’e-commerce a gestione diretta. Lo stesso Berner ha speso parole di fiducia e positività per il gruppo Sioux, che proseguirà nell’attuazione della strategia intrapresa, che verte soprattutto sulla digitalizzazione: “Abbiamo un marchio forte, buoni prodotti e siamo un partner affidabile”. (mv)
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