Le orlatrici rappresentano una professione in via di estinzione. Vero, anzi verissimo. Ma quelle disponibili vivono una situazione paradossale. Non trovano lavoro così facilmente come si potrebbe pensare. Almeno nelle Marche. Qui le aziende sono per lo più piccole e non hanno la possibilità di fare formazione interna. Ma quello che incide sui problemi delle orlatrici è, da un lato la crisi delle “vocazioni manuali” e, dall’altro, la scarsa considerazione a livello sociale di questa professione.
Le parole dell’aspirante orlatrice
Paola Santarelli, mamma di 34 anni, è nata professionalmente all’interno del tomaificio di famiglia. Qui sapeva fare un po’ tutto, ma svolgeva prevalentemente mansioni di ufficio. Poi è arrivata la crisi e la necessità di reinventarsi. Così decide di frequentare un corso di orlatrice presso Toolk Academy di Monte Urano. “È stata un’esperienza molto positiva. Ho appreso molte cose, ma i calzaturifici locali cercano orlatrici esperte in grado di sostituire senza traumi quelle che vanno in pensione. Si lavora per il settore del lusso: un’orlatura deve essere perfetta e la maggior parte delle aziende non aspetta che tu ti possa formare e crescere. Un corso non può bastare. Poi la mia età non consente all’azienda la possibilità di accedere agli incentivi”. Morale: da quando è terminato il corso (gennaio) ha ricevuto solo una proposta di lavoro.
Lo stato dell’arte
Rispetto al passato sono cambiate molte cose. Si richiede una qualità del lavoro sempre maggiore. L’orlatrice a domicilio non esiste quasi più. Non sempre la persona è disposta ad andare in azienda soprattutto se ha figli piccoli. E non mancano i casi in cui il lavoro viene rifiutato perché la distanza tra la residenza e il luogo di lavoro è troppo elevata. “Anni fa, finita la scuola media, si andava ad imparare il mestiere. Quando avevi 25 anni possedevi già 10 anni di esperienza formativa. Oggi invece entri in azienda molto più tardi e quella formazione l’hai persa” conclude Santarelli.
Orlatrice da una vita
Maria Adele Santini ha 55 anni: da 40 anni fa l’orlatrice. Il lavoro non le è mai mancato. E adesso insegna la professione. “Ora ci vuole tanta più attenzione e concentrazione. Deve essere tutto perfetto. Il lavoro di orlatrice non è così semplice come si pensa. Alcune ragazze a cui ho insegnato non erano proprio adatte a farlo. Le difficoltà maggiori si incontrano quando bisogna effettuare la piegatura delle pelli a mano” ci dice Maria Adele. “Perché nessuno vuole fare l’orlatrice? Probabilmente per una crisi della manualità. I lavori manuali sono stati svalutati. Se consiglierei a una ragazza di fare l’orlatrice? Sì, a patto che le piaccia e abbia molta volontà nell’apprendere tutti i segreti”. Un’orlatrice brava, che cuce campioni o i pezzi più pregiati, capace di evidenziare i difetti di realizzabilità dei modelli, può arrivare a percepire uno stipendio mensile di 1.800 euro. (mv)