Nel calzaturiero 30.000 persone rischiano il posto di lavoro. Lo sostiene il presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon, che indica pure le misure di sostegno di cui necessita il settore: riapertura dei negozi, decontribuzione del 30% del costo del lavoro estesa a tutta Italia, sostegno all’export e corridoi verdi per fiere e business.
Nel calzaturiero
“La situazione del comparto calzaturiero è oltre la soglia critica – spiega Badon, presidente dell’associazione membro di Confindustria Moda –, perché siamo già certi di un 2021 disastroso. Senza misure forti e specifiche, purtroppo ci saranno molti posti di lavoro a rischio e chiusure aziendali appena finirà il periodo di blocco dei licenziamenti. Stimiamo siano a rischio fino a 30.000 posti di lavoro, a cui dovremo inevitabilmente sommare quelli dell’indotto e nella filiera a monte”. Già nel 2020 si erano perse 174 imprese e oltre 3.000 addetti.
Il bisogno di certezze
“Abbiamo bisogno che il Governo ci dia certezze” afferma il presidente dei calzaturieri italiani, prima di elencare le misure necessarie per sostenere il settore. Primo punto: la riapertura dei negozi. I prodotti moda invenduti si svalutano da una stagione all’altra “compromettendo i bilanci delle aziende”. Punto numero due: la decontribuzione del 30% sul costo del lavoro, che andrebbe estesa a tutto il settore e in tutta Italia. Concetto che Badon esprime da tempo. Altra richiesta è una rapida approvazione dei decreti attuativi per poter beneficiare di un credito d’imposta del 30% del valore delle rimanenze di magazzino. Terzo punto: sostegno all’export. “Le fiere sono un asset essenziale per le Pmi. Ritardare o impedirne l’apertura equivale ad ostacolare la ripresa degli scambi internazionali e la promozione del made in Italy” conclude Badon. E per permettere l’arrivo dei buyer stranieri e i viaggi di affari degli imprenditori italiani il presidente dei calzaturieri italiani chiede i Corridoi verdi. (mv)
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