Yue Yuen chiude un 2019 da record. Ma i costi “di adeguamento” sostenuti incidono sulla marginalità. E oggi, la società asiatica stima che la pandemia impatterà negativamente sul business del primo semestre 2020. Ma non si sbilancia in previsioni e considerazioni.
Il 2019 da record
I ricavi 2019 di Yue Yuen, il “calzaturificio” più grande del mondo (e attivo sul retail con oltre 9.800 negozi) hanno superato la soglia dei 10 miliardi di dollari (10,11). L’aumento è pari al 4,2% rispetto al 2018. I ricavi derivanti dall’attività di produzione di calzature (soprattutto sneaker, scarpe casual/outdoor e sandali sportivi) sono cresciuti del 3,1% incassando 5,56 miliardi di dollari. Mentre il numero delle paia prodotte è diminuito dell’1,1% per un totale di 322,4 milioni. Prezzo medio: + 4,3%, pari a 17,24 dollari al paio.
Meno margini, perché?
“La diminuzione del margine di profitto lordo dell’attività manifatturiera – spiega Yue Yuen in una nota – è dovuta ad una combinazione di fattori. Per esempio, una maggiore complessità dei prodotti dovuta alla tendenza retrò fashion. Ma anche alla crescente domanda per un assetto produttivo flessibile”. In altre parole: il dual-sourcing (approvvigionamento da diversi Paesi) abbinato allo spostamento degli impianti di produzione oltre i confini cinesi. In particolare, verso il Sud-Est asiatico. Strategia, quest’ultima, che Yue Yuen ha accelerato da quando gli USA hanno applicato il dazio del 7,5% dalle calzature made in China.
Il 2020
“Le sfide a breve e lungo termine che stiamo affrontando – ha commentato Lu Chin Chu, presidente del gruppo cinese – significano che è ancora più importante per noi posizionarci come fornitore e partner strategico indispensabile per i marchi globali. È essenziale continuare a investire nell’innovazione, nella digitalizzazione, nella reingegnerizzazione dei processi e nell’automazione”. (mv)
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