“Situazione paradossale: siamo pieni di ordini con la minaccia della catastrofe nucleare”. Diego Rossetti, presidente di Fratelli Rossetti di Parabiago (Milano), parla di costi, strategie e sostenibilità in un contesto economico che potrebbe cambiare radicalmente in un attimo. “Si naviga a vista e la gestione è complicata, non siamo in grado di fare previsioni”, afferma l’imprenditore lombardo. L’azienda ha come obiettivo quello di chiudere il 2022 in crescita sul 2021 per arrivare ai livelli di fatturato del 2019. Ma la marginalità è erosa dall’aumento dei costi. Il paradosso di Rossetti è servito.
Il paradosso di Rossetti
Diego Rossetti (a destra nella foto Imagoeconomica) definisce il momento attuale “complicato e paradossale”. Perché l’azienda è piena di ordini, “le vendite vanno benissimo e contiamo di chiudere l’anno con un fatturato ai livelli pre-Covid” afferma il presidente di Fratelli Rossetti al Fatto Quotidiano. Ma se guarda fuori dalla sua fabbrica, Rossetti afferma che “siamo a un passo dalla catastrofe: lo spettro di un attacco nucleare incombe sull’Europa, l’inflazione corre” è chissà quali rincari ci saranno nei prossimi mesi. Proprio sul tema dei costi, per la prima volta nella sua storia, l’azienda è stata costretta a rivedere il listino prezzi a metà stagione. E per il futuro “non siamo nelle condizioni di fare previsioni” sottolinea lo stesso Rossetti.
I mercati, la pelle
L’Italia genera la metà dei ricavi di Fratelli Rossetti che sta aprendo nuovi negozi, anche all’estero. “Dopo lo scoppio della guerra abbiamo stoppato il mercato russo, che pesava il 10% sul giro d’affari” dice Rossetti a Fashion Network. La pelle è il materiale per eccellenza della produzione del calzaturificio. E lo è anche in chiave sostenibile. Perché, pelle vuol dire poter realizzare prodotti di qualità “destinati a durare nel tempo, capaci di andare oltre i trend stagionali”. Rossetti sottolinea la fabbricazione manuale dei suoi modelli e ha da poco presentato il progetto GreenSide. Protagonista (foto a sinistra tratta dal sito del brand) l’iconico mocassino Brera la cui tomaia è realizzata con un pellame scamosciato proveniente da attività di riciclo. (mv)
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