L’export della calzatura portoghese nel 2019 chiuderà in calo (-5%). Ora, la scarpa reagisce puntando sulla sostenibilità. L’associazione di riferimento (APICCAPS) ha già stilato un piano di 12 misure, distribuite in 50 azioni.
La congiuntura
Il documento dovrebbe contribuire al rilancio dell’export portoghese di scarpe. Dopo dieci anni di record, chiuderà l’anno con un calo stimato attorno al 5%. Si tratta del secondo anno consecutivo di flessione. Ma per l’associazione è un calo fisiologico: “Non è possibile crescere sempre” ha commentato Paulo Gonçalves, direttore della comunicazione di Apiccaps, con Jornal de Negócios.
Il perché del calo
“La scomparsa di numerosi rivenditori ci condiziona – osserva lo stesso Gonçalves –, così come il rallentamento di alcuni dei nostri principali mercati di destinazione, come Francia o Germania”. Per Luís Couto, direttore della azienda Trofal di Benedita: “I costi di produzione sono aumentati e i clienti sono sempre meno disposti a pagare per acquistare le scarpe”.
La scarpa reagisce
“È uno strumento essenziale per il riposizionamento strategico del settore – ha dichiarato Luís Onofre, presidente di APICCAPS – sulla scena competitiva internazionale”. Il documento affronta questioni come l’efficienza energetica, la progettazione ecocompatibile, la tracciabilità delle materie prime, l’uso di polimeri a base biologica. “Il nostro obiettivo è che l’industria calzaturiera portoghese diventi leader nello sviluppo di soluzioni sostenibili – conclude Onofre -. Non è sostenibile che un singolo continente come l’Asia garantisca quasi il 90% della produzione mondiale di calzature”. (mv)
Foto dalla manovia di NoBrand
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