Il 2018 è stato un anno in chiaroscuro per la scarpa portoghese, che ha aumentato le paia, ma ha ridotto il fatturato. Dopo otto anni di crescita, infatti, il valore delle esportazioni è sceso del 2,65% a 1,9 miliardi di euro. La frenata dei consumi in Europa è stata decisiva, commenta Apiccaps, l’associazione dei calzaturifici portoghesi, che osserva come l’andamento di Paesi competitor come Spagna e Italia sia stato molto simile. In quantità, però, le vendite nel 2018 sono cresciute dell’1,54% (84,296 milioni di paia), secondo i dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica del Portogallo. Ciò vuol dire che il prezzo medio delle calzature esportate è sceso del 4,12% a 22,59 euro. Secondo Luís Onofre, presidente di Apiccaps e futuro presidente dell’europea Cec, i dati sono frutto della tendenza sneaker e quindi di calzature meno costose, nonché prodotte con materiali meno pregiati. Dal 2006 le esportazioni sono aumentate del 39% in quantità e del 59% in valore, grazie anche ad incentivi e aiuti pubblici. L’associazione portoghese sottolinea il fatto che le calzature portoghesi continuano a “battere” Italia e Spagna. “Dal 2010 (fino al 2017) la produzione di calzature portoghesi è aumentata del 34% a 83 milioni di paia, nello stesso periodo la Spagna è cresciuta solo del 7% (a 102 milioni di paia), mentre in Italia, il grande concorrente del Portogallo, la produzione è scesa del 6% a 191 milioni di paia“. Semmai il problema degli ultimi anni della calzatura portoghese è stato evidenziato dalla Banca del Portogallo che in una relazione ha scritto: “Il rendimento del capitale netto dell’industria calzaturiera è stato del 9% nel 2016, con una diminuzione di 2 punti percentuali rispetto al 2015, che è la prima volta nel periodo 2012-2016”. (mv)