Reshoring Church’s: meno Italia, più UK per produrre le sue scarpe

Reshoring Church's: meno Italia, più UK per produrre le sue scarpe

Church’s, più Regno Unito e meno Italia per la sua produzione. Il marchio da 70 milioni di euro di ricavi nel 2019, con 62 negozi nel mondo e di proprietà del gruppo Prada, appare pronto a una scelta autarchica. In altre parole: potenziare la produzione inglese della fabbrica storica di Northampton, in Inghilterra. Fabbrica attualmente chiusa per la pandemia Covid-19.

Meno italia per Church’s

Il brand produce le sue scarpe classiche in Inghilterra. I modelli più morbidi e leggeri, le scarpe da donna e le sneaker sono made in Italy. Proprio su questo argomento il CEO Anthony Romano ha affermato in un’intervista rilasciata a WWD che Church’s sta cercando di trasferire più produzione nel Regno Unito.

Ripartenza in sicurezza, entro fine maggio

Church’s sta lavorando per mettere in sicurezza l’azienda inglese e far ripartire la produzione a fine maggio. Ma deve adeguare la produttività sulla base delle vendite al fine di ridurre l’invenduto e le scorte di magazzino. I ricavi di Church’s arrivano per il 70% dal retail e per il 30% dal commercio all’ingrosso. Romano esprime, così, la necessità di riavviare la produzione prima possibile per poter consegnare entro i tempi le scarpe ordinate.

Otto settimane per un paio

Per produrre un paio di Church’s sono necessari circa 250 passaggi manuali e 8 settimane. Ma, allo stesso tempo, Romano afferma di non avere fretta di riportare l’azienda a produrre a pieno ritmo per la stagione autunno/inverno 2020, nonostante abbia ancora ordini da evadere. L’incognita è determinata dall’andamento delle vendite del retail. “È un equilibrio delicato” ha aggiunto Romano che non vuole gonfiare le sue scorte. Circa l’85% degli ordini per l’autunno/inverno è già in portafoglio e il CEO ha assicurato di non aver avuto particolari problemi con gli annullamenti, almeno finora. (mv)

Immagine tratta da church-footwear.com

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