Salari bassi, la Cambogia mette le mani avanti

“Negli ultimi 14 anni il salario minimo in Cambogia è stato aumentato da 40 a 100 dollari al mese”. L’affermazione, indotta dal timore che le proteste scoppiate in Cina si estendano al suo Paese, è del ministro del Lavoro di Phnom Penh, Ith Samheng. “Le fabbriche di abbigliamento e calzature spendono più di un miliardo di dollari l’anno in stipendi e due milioni di persone ne beneficiano, ottenendo reddito altrimenti inaccessibile” ha continuato il ministro cambogiano. I dati indicano nel Paese una presenza di 960 grandi aziende produttrici di capi e accessori moda, per un’occupazione di 620 mila addetti. Al di là delle rassicurazioni di facciata, in tutto il sudest asiatico c’è tensione per l’inadeguatezza dei salati minimi e per le condizioni di lavoro legate alla produzione di manufatti destinati all’export (l’80% della produzione cambogiana è venduta a Stati Uniti ed Europa). Il locale sindacato, che vanta tra le proprie fila 100 mila iscritti, ha chiesto di portare i minimi a 160 dollari al mese, richiesta rifiutata dalla controparte e dal governo, con il primo ministro Hun Sen che ha recentemente ricordato come la media degli stipendi cambogiani sia superiore a quelli di Laos, Bangladesh, India, Nepal e Myanmar. (ag)

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