L’attesa per l’annuncio dei dazi sta per finire. Alle 22 locali, le 16 negli Stati Uniti, scatterà l’ora X. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annuncerà i dazi verso alcuni partner commerciali. E se fino a quel momento non si conoscerà l’entità delle nuove tariffe, c’è già chi pensa al futuro. Al Corriere del Veneto, il presidente di Scarpa Sandro Parisotto sottolinea come spostare la produzione direttamente negli USA non sarebbe la risposta giusta. L’azienda fondata nel 1938 si occupa di calzature tecniche per l’attività outdoor. Il mercato americano influisce per il 20% sul business totale. Che ora potrebbe guardare verso nuove piazze: l’Europa dell’Est e la Cina. Ma non verso l’India, dove l’attività outdoor non è ancora una priorità.
Perché non negli USA
Il presidente Parisotto di Scarpa è fiducioso che i dazi non colpiscano direttamente il settore calzaturiero. “Dalle notizie che abbiamo ricevuto finora, il nostro settore non dovrebbe essere colpito direttamente dalle tariffe preannunciate dall’amministrazione Trump. Ma siccome in questi casi non si sa mai, stiamo a vedere come andrà a finire veramente” sottolinea Parisotto. Che su un’eventuale delocalizzazione negli USA ha le idee chiare. “Credo che non sarebbe possibile. Il segmento delle calzature tecniche per l’attività outdoor non è di semplice inserimento in una realtà diversa da quella originaria. Non dall’oggi al domani, in ogni caso: servirebbero degli anni per l’avviamento degli spazi produttivi e soprattutto per la formazione specifica delle maestranze: le competenze, il saper fare che abbiamo accumulato nel nostro distretto dello sportsystem, non sono replicabili a comando, nemmeno negli Stati Uniti. In altre parole, bisognerebbe ripartire da zero e ci vorrebbero comunque anni.
Non è la risposta giusta
Mancherebbero pure i presupposti. “La calzatura tecnica richiede, per essere realizzata a regola d’arte, un know how che non si può improvvisare. Vale per noi ma anche per altri settori della manifattura nazionale. Con le ulteriori complicazioni che riguardano la catena dei fornitori locali: se mai decidessimo di andare a produrre oltreoceano e, da lì, di importare dall’Italia i componenti essenziali per le nostre produzioni, in termini di costi potrebbero esserci più svantaggi che vantaggi” aggiunge il presidente di Scarpa. Che nella ricerca di nuovi mercati guarda all’Est Europa e alla Cina. Ma non all’India, dove la calzatura tecnica non ha ancora attecchito. Nel 2023 l’azienda ha realizzato ricavi pari a 154 milioni di euro, con una quota di export superiore all’80%.
Foto Scarpa
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