Silvano Lattanzi batte Gucci: non ha copiato la fibbia a morsetto

Silvano Lattanzi nn ha copiato Gucci

Silvano Lattanzi non ha copiato Gucci. Ieri il Tribunale di Fermo ha assolto con formula piena (“Perché il fatto non sussiste”) l’imprenditore marchigiano. Era accusato da Gucci di contraffazione per l’utilizzo della fibbia “a morsetto da cavallo” che la griffe ritiene “essere un proprio segno distintivo, registrato nel 2005”.

Il caso
La vicenda ebbe inizio quando, a seguito di una denuncia presentata da Gucci nel 2011, la Guardia di Finanza sequestrò un paio di mocassini Silvano Lattanzi a Forte dei Marmi, nella nota boutique di accessori di Mauro Volponi.

 

 

La difesa di Lattanzi
Silvano Lattanzi si è sempre difeso sostenendo che “utilizzavo questa stessa fibbia già nel 1970. Gucci l’ha registrata nel 2005”. I legali di Lattanzi (Francesco De Minicis e Giovanni Calafiore) hanno portato a sostegno prove documentali e testimonianze tra cui anche quella di Andrea Santoni, fondatore del calzaturificio Santoni di Corridonia. Tra i testimoni doveva esserci anche l’ex CEO di Ferragamo Michele Norsa, ma la difesa di Lattanzi ha rinunciato alla sua testimonianza. Cosa c’entrano Santoni e Ferragamo? Semplice. Lattanzi ha dimostrato che altre griffe, tra cui proprio Ferragamo e Santoni, hanno utilizzato la stessa fibbia in passato senza però mai ricevere reclami o intimazioni da Gucci. Inoltre, i legali hanno affermato che “la fibbia stessa non è un marchio figurativo, non identifica l’azienda e può essere rivisitata a seconda dell’uso e della scarpa in cui viene inserita”.

La versione di Gucci
Per controbattere la tesi di Lattanzi secondo cui la fibbia in questione era in commercio ben prima del 2005, i legali della griffe fiorentina avevano consegnato dei documenti che dimostrerebbero come l’utilizzo della fibbia nei laboratori Gucci risalirebbe agli anni ’50. La controversia è durata diversi anni. Ieri ha visto vincere l’imprenditore fermano. Non è ancora noto se Gucci intenda presentare appello. (mv)

Immagini tratte dall’account Facebook di Silvano Lattanzi

 

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