La scena potrebbe andare così. Il cliente sceglie dagli scaffali dello store il paio di scarpe o la borsa che intende acquistare. Appoggia il prodotto su una sorta di bilancia, che è in realtà una piattaforma contenente un’antenna che legge l’accessorio e, tramite una app collegata, comunica i dati raccolti a tablet o smartphone. Innanzitutto confermando al cliente l’originalità (o meno) del capo. E poi, magari, dandogli informazioni in più sulle caratteristiche del prodotto, sui suoi materiali e la sua storia, e sulle iniziative della griffe che lo commercia. È il modello di sistema anti-frode sviluppato da Smarted, startup fondata da tre ex studenti della Federico II di Napoli (Raffaele Di Fuccio, Andrea Di Ferdinando e Fabrizio Ferrara) conosciutisi presso il Laboratorio NAC (Natural and Artificial Cognition) dell’ateneo napoletano. “Il sistema si basa sulla tecnologia RFID – spiegano gli startupper -. È una applicazione della realtà aumentata che connette un oggetto fisico al digitale, legandolo a più significati”. Smarted è stata presentata a Napoli durante l’inaugurazione della mostra “Questa non è una sòla” e sarà sfruttata durante l’evento per attività didattiche. “Le case di moda, che dovrebbero includere il cheap RFID nel prodotto – aggiungono i fondatori di Smarted – potrebbero impiegare il sistema non solo per la conferma dell’autenticità, ma anche in iniziative di comunicazione più ampie, coinvolgendo il consumatore in un modo più ricco dei soliti totem negli store”.
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