Sulla pelle italiana Fratelli Rossetti non ha dubbi. Sui fondi sì

Sulla pelle italiana Fratelli Rossetti non ha dubbi. Sui fondi sì

Il Covid ha aperto una stagione di crisi: e alle crisi si risponde in maniera proattiva. “Il cambiamento si cavalca, non si subisce”, dice Diego Rossetti, presidente di Fratelli Rossetti. Che sulla pelle italiana non ha dubbi: è l’unica che porta con sé la garanzia di sostenibilità. Mentre sull’ipotesi di aprire il capitale del gruppo ai fondi finanziari, sì: è una possibilità alla quale non chiude a priori, ma che ora “è prematura”.

Se aprire ai fondi

Fratelli Rossetti, si legge su L’Economia de il Corriere della Sera, ha chiuso il 2021 con 40 milioni di fatturato (+40% su base annua). La ferita della pandemia, dal punto di vista dei numeri, si sta rimarginando. Lo stesso quotidiano chiede al presidente se la congiuntura sia quella giusta per aprire ai fondi. Ci sta pensando? “Al momento no, però la dimensione è un aspetto critico dello sviluppo e questo è certamente un momento di opportunità per i fondi – risponde Diego Rossetti –. Si tratta di una soluzione che non escludiamo a priori, ma che oggi sembra prematura. Prima bisognerà interpretare il cambiamento e attrezzare l’azienda a progetti innovativi”.

Sulla pelle italiana non ha dubbi

Che cosa chiede il cambiamento? La sostenibilità, innanzi tutto. E nel modello di business di Fratelli Rossetti la pelle resta centrale: specie quella italiana. “La sostenibilità riguarda le concerie – sono le parole del presidente – e a tal riguardo andrebbe comunicato meglio che solo chi compra pellame italiano ha la garanzia di non danneggiare l’ambiente. Ovviamente le pelli che arrivano da paesi esotici hanno costi inferiori ma nessuna garanzia di sostenibilità”.

Il retail

Si sa, tra le attività più condizionate dalla pandemia c’è la distribuzione. Il retail “è in trasformazione da anni – osserva Rossetti –, ma la pandemia e l’accelerazione digitale impongono un modello del tutto diverso che abbiamo già iniziato a realizzare” Come? Con “una rete che non solo sia basata sui negozi monomarca, ma anche sui classici multimarca, che però avranno un’organizzazione profondamente diversa”. Il cambiamento di modello passa anche dalla gestione dello stock, che sarà centralizzato da Rossetti: “Il negozio non avrà più il rischio del magazzino, ma gestirà il ricarico – conclude il presidente –. Questo sistema permette la salvezza del piccolo negoziante, che però dovrà cambiare il modello di vendita”.

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