La sneaker revolution che va avanti da anni sta regalando soddisfazioni a moltissimi. Ma anche problemi (grossi) ad altrettanti. La frenesia con cui, per esempio, i brand, propongono nuovi modelli, sta tagliando fuori i negozi di piccole dimensioni e i rivenditori indipendenti. In pratica: il loro modello commerciale non riesce ad adattarsi a Nike & Co, che sfornano novità a getto continuo. Basti un esempio: la linea Adidas Yeezy di Kanye West ha rilasciato sei versioni nel 2015, 12 nel 2018 e già 19 quest’anno. Tantissime. Troppe?
Le difficoltà dei piccoli
Mentre le grandi catene come Foot Locker o JD Sports gestiscono la frenesia scontando i modelli “vecchi”, i negozi più piccoli hanno meno flessibilità. Sono costretti a puntare sulla loro storia e sull’esperienza di acquisto. Ma non sempre basta, come racconta il portale Business of Fashion. “Le boutique sono sempre state un luogo in cui i marchi hanno introdotto prodotti esclusivi in piccole quantità” ha detto Matt Powell di NPD Group. I marchi, però, si stanno allontanando dai partner più piccoli a causa dei costi elevati e perché, spesso, non sostenuti da portale e-commerce di proprietà.
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“Non basta essere aperti durante il giorno” spiega a BoF Lester Wasserman, proprietario di West NYC, store di New York City dotato di servizio e-commerce. “Con il prodotto che si muove così velocemente c’è bisogno di essere sempre connessi, anche la notte”. Nell’Ohio centrale, Sole Classics sta sperimentando diverse opzioni di vendita: distributori automatici, happy hour giornalieri e una collaborazione con Vans che gli fornisce una linea esclusiva di sneaker ispirate alla storia territoriale., “Ci stiamo spegnendo – dice il proprietario Dionte Johnson – molto velocemente perché non si riesce a stare al passo con i prodotti“. (mv)
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