Turchia: la scarpa è troppo cara, il governo protegge il grezzo

Turchia: la scarpa è troppo cara, il governo protegge il grezzo

La produzione turca di scarpe sta diventando troppo cara. E così i clienti stranieri preferiscono spostare la supply chain in India o in Portogallo. La Turchia stava uscendo vincente dalle difficoltà che negli ultimi due anni hanno afflitto la supply chain asiatica. Ma secondo Berke İçten, presidente di TASD, l’associazione turca dei produttori di scarpe, l’inflazione sta rimescolando le carte. Oggi “importanti catene di scarpe – dice – annullano i loro ordini in Turchia per trasferirli in Portogallo e in India., perché sono più economici”. La filiera turca della calzatura deve fare i conti anche con misure del governo locale per incentivare l’uso di pelli domestiche nelle concerie del Paese.

Se la scarpa è troppo cara

Secondo İçten la differenza di prezzo nella produzione di scarpe tra Turchia e India era di 5-6 dollari. Ora è aumentata a 10-11 dollari. “Così il cliente europeo minaccia di tornare di nuovo in India – afferma il presidente di TASD alla stampa turca –. A causa dell’inflazione, il prezzo turco è cresciuto del 40% mentre il committente europeo è disposto ad accettare un aumento al massimo del 15%. La differenza è enorme”. İçten sottolinea che se la Turchia dovesse perdere il proprio vantaggio competitivo perché considerata troppo onerosa, e questa opinione si consolidasse sul mercato, “ci vorrebbero 2 anni per cambiarla”. La questione prezzo si somma alla contraffazione, visto che la Turchia figura, sempre secondo lo stesso İçten, al secondo posto nel mondo nel mercato del fake. Almeno 150-200 milioni di paia di scarpe vengono prodotte ogni anno in questo modo. E la capacità produttiva turca è di 500-550 milioni di paia l’anno. Infine, in una intervista pubblicata su World Footwear, il numero uno di TASD ha ammesso come “a causa della pandemia, la questione legata alla sostenibilità è rallentata, perché la produzione è diventata più importante. In questo periodo la sostenibilità è passata al secondo o terzo posto tra le priorità delle aziende”.

 

 

Dazi protezionistici

Intanto la filiera turca della pelle affronta le misure protezionistiche decise dal governo. Che ha introdotto un dazio del 16% sull’import di crust di pelli bovine. Lo riporta leatherbiz.com. Parallelamente, per scoraggiare la vendita di pellame all’estero, è entrato in vigore un dazio di 500 dollari per tonnellata di wet blue turco all’export. (mv)

Foto d’archivio

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