Un 2024 senza storia: per la scarpa italiana è tutto in negativo

Un 2024 senza storia: per la scarpa italiana è tutto in negativo

Un 2024 senza storia, durante il quale la calzatura italiana ha perso 1,4 miliardi di euro di entrate, 195 aziende e 2800 addetti. Sono i tre indicatori principali (preconsuntivo dell’anno scorso) diffusi dal centro studi di Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici durante Micam Milano, in corso di svolgimento a Fiera Milano Rho. “Auspico che entro l’anno in corso si possa concretizzare una ripartenza per le aziende calzaturiere, che rappresentano uno dei settori cruciali per il Made in Italy” commenta la presidente Giovanna Ceolini.

Un 2024 senza storia

L’industria calzaturiera italiana archivia un 2024 senza storia. Il fatturato scende del 9,4% rispetto all’anno precedente, arrivando a 13,21 miliardi di euro. Ciò vuol dire quasi 1,4 miliardi persi in un anno. Complice l’export, in flessione dell’8,4% a valore. Nei primi 10 mesi del 2024 (ultime cifre ufficiali Istat disponibili) le vendite all’estero si sono ridotte dell’-8,1% in valore e del 4,4% nelle paia. Uniche luci: Cina, Emirati Arabi e Turchia. Gli altri mercati principali sono tutti in calo. Segni negativi anche sul mercato interno. Gli acquisti sono scesi dell’1,4% in spesa e del -2% in quantità comprate rispetto al consuntivo 2023.

 

 

Tutto in negativo

L’aumento dei prezzi (causa inflazione) determina un calo più pronunciato a livello di quantità. La produzione italiana continua a ridursi negli anni arrivando a 124,1 milioni di paia (-16,1%). Un decremento che ha flagellato aziende e addetti. A fine dicembre 2024 erano operativi 3.369 calzaturifici (tra industria e artigianato). Ciò vuol dire che 195 in meno (ovvero il -5,5%) sul 2023. Il numero degli addetti, secondo la banca dati di Infocamere-Movimprese, è invece sceso a 70.841. In altre parole: 2.798 lavoratori in meno rispetto all’anno scorso. Boom delle richieste di Cassa Integrazione: 36 milioni di ore e +128,2% sul 2023. Negli ultimi 15 anni, solo nel biennio pandemico (2020 e 2021) il numero delle ore è stato maggiore.

Le cause

“L’anno da poco concluso è stato caratterizzato sin dall’inizio dalla contrazione degli ordinativi” dice la presidente di Assocalzaturifici Giovanna Ceolini. La quale attribuisce questo calo alle tensioni geopolitiche, ai costi energetici e al rallentamento di importanti economie, che hanno “colpito significativamente anche il lusso”. Di conseguenza, ne hanno risentito in modo strutturale tutte le produzioni che le griffe di questo settore svolgono in Italia. (mv)

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×