La calzatura made in Vietnam starebbe uscendo dalla pandemia più forte di prima. Da un lato il lockdown delle aziende produttrici ha sicuramente provocato una riduzione del fatturato export. Dall’altro ha migliorato la capacità di fare ricerca, sviluppo e progettazione di campioni all’interno delle imprese. Inoltre, l’offerta locale di materie prime e componenti è aumentata e attualmente si stima sia capace di soddisfare il 50-60% della domanda interna. Infine, Covid ha spronato gli imprenditori vietnamiti a concentrarsi maggiormente su sostenibilità e trasformazione digitale. L’upgrading, quindi, è in corso.
L’orizzonte delle statistiche
Nel periodo gennaio-maggio 2022, l’export vietnamita di calzature ha sfiorato i 9,4 miliardi di dollari, con un aumento dell’11,4% su base annua. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione con una quota di oltre il 40%. L’Europa è attorno al 25%, in virtù dell’accordo di libero scambio con la UE entrato in vigore nell’agosto 2020. Sempre nei primi 5 mesi dell’anno, l’export della pelletteria è stato di 1,7 miliardi di dollari, con un aumento del 22,1% rispetto allo scorso anno. Nel 2021, il Vietnam ha esportato calzature per oltre 17,6 miliardi di dollari e borse per circa 3 miliardi di dollari. Rispettivamente in aumento del 4,9% e in calo del 4,1% su base annua.
L’upgrading è in corso
Sebbene Covid abbia avuto un impatto negativo significativo sull’export calzaturiero, la pandemia ha anche messo in discussione, costruttivamente, il modello di business dei calzaturifici. I quali, ora, pare abbiano migliorato la capacità di fare ricerca, sviluppo e progettazione interna. La pandemia ha anche accelerato, secondo il sito sohu.com, gli investimenti in sostenibilità e digitalizzazione. Infine, data la difficoltà di approvvigionamento, si è sviluppata anche la rete di fornitura locale che attualmente copre il 50-60% della domanda locale. (mv)
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