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Per qualche motivo, l’espressione «quiet luxury» non piace: sono molti a cantarne il de profundis a ogni occasione utile. Passano le stagioni, però, e non solo il lusso discreto è ancora al suo posto, ma si conferma anche quello che performa meglio
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È difficile rimanere indifferenti ai trend del mercato, ma i marchi autonomi e artigiani sanno che non possono inseguire le mode senza correre il rischio di snaturarsi. Per questo chi era già orientato al «lusso gentile» ne approfitta e chi no continua per la propria strada
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Pierpaolo Piccioli congedato da Valentino. Virginie Viard, similmente, accompagnata alla porta da Chanel. Perché? Con Susanna Nicoletti, consulente delle griffe e docente universitaria, parliamo di un modello di gestione delle griffe «che non funziona più» e, a ben vedere, «non ha mai funzionato bene»
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Nella grande stagione del lusso quieto nell’alta moda s’impone l’immaginario delle racchette e dei country club. C’entrano la pandemia e, ancor di più, il ricambio generazionale ai vertici dello sport, dove i vecchi Nadal, Djokovic e Federer sono stati sostituiti da giovani campioni come il nostro Jannik Sinner. Ma più di tutto pesa il fascino di uno sport nobile per definizione
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Unic - Concerie Italiane celebra il 20 giugno a Milano la sua Assemblea Annuale e definisce il perimetro di una crisi che «ha assunto complessità e radicalità che ci hanno colto impreparati e nell’impossibilità di trovare soluzioni appropriate, almeno fino ad ora», dice il presidente Fabrizio Nuti
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Nel 1954 il CAI chiese alla Conceria Presot di fornire il cuoio necessario alla realizzazione dell’intersuola per 800 paia di scarponi. «Accettammo per partecipare al senso di riscatto del Paese dopo la Guerra», racconta oggi Eugenia Presot