La chimica italiana ha solide basi (+2% nel 2017). Lamberti (Federchimica): “Per noi l’Europa è un orizzonte, non un confine”

55 miliardi di euro di valore nel 2017 (+2% circa su base annua) di cui 30 destinati all’Export (+4,2%). Un settore in grado di attrarre investimenti internazionali (le imprese chimiche estere operanti in Italia producono un valore di quasi 20 miliardi di euro), nonché solido: la statistica delle sofferenze bancarie è del 4%, rispetto alla media del 20%. È il quadro che emerge dall’assemblea 2018 di Federchimica. Un settore che in Italia è costituito da 2.840 imprese e oltre 107.000 addetti, e che ISTAT colloca tra i primi tre nel suo indice di competitività. “I buoni risultati nascono dal nostro orientamento al mercato globale, all’innovazione sempre più basata sulla ricerca e ai tanti laureati e neoassunti” commenta Paolo Lamberti, presidente Federchimica, imprenditore la cui azienda si occupa anche di chimica conciaria. Lamberti individua i fronti di lavoro per migliorare le performance del settore: ambientalismo “del sì” per una sostenibilità da perseguire in modo congiunto tra imprese e istituzioni, un’amministrazione pubblica più efficiente in termini di burocrazia, quadro giuridico e normativo, ed Europa. “L’UE si è dotata negli anni della normativa chimica più restrittiva al mondo: i cittadini europei devono esserne consapevoli e sentirsi tutelati qui più che altrove – conclude Lamberti -. Abbiamo bisogno di più Europa, anche se, certamente, di un’Europa migliore “.

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