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Alzi la mano chi sa che con gli estratti della canapa si possono conciare le pelli, realizzando così un processo circolare che parte da una pianta e consente di conciare un prodotto (la pelle) che nasce come scarto. Questo, oltretutto, bonificando anche i terreni dove quella canapa da fitodepurazione viene seminata, conferendo un ulteriore valore aggiunto al progetto.
Progetto Canapol
Workem, azienda di prodotti chimico conciari di Santa Croce sull’Arno, ha davvero scoperto questo uovo di Colombo e ha ribattezzato il progetto Canapol: ci sono già in commercio borse e prodotti di pelletteria conciati senza impiegare metalli pesanti quali cromo, zinco, zirconio, alluminio, ferro e titanio. Ne deriva che quella pelle, grazie ad alcune prove in laboratorio, sia già compostabile, biodegradabile e, presto, anche no-tox. Ma come è possibile questo “miracolo” in salsa santacrocese? L’idea è di Giacomo Monteverde, titolare di Workem di cui il padre Giuseppe è CEO (nella foto). 42 anni e tanta esperienza già alle spalle, grazie anche all’esempio del padre che ha iniziato a lavorare nel comparto conciario nel lontano 1972, negli anni del vero boom del distretto della pelle.
Il conciante fatto con l’estratto di canapa
“L’idea – racconta Giacomo Monteverde – è nata quasi per scherzo, ma grazie a un’intuizione di papà abbiamo trovato la formula giusta affinché potessimo creare un conciante naturale ricavato dagli estratti della canapa. Andiamo a impiegare canapa da fitodepurazione, piantata nei terreni inquinati per “ripulirli”. Noi usiamo la parte che ci interessa, cioè i semi, mentre la componente fibrosa viene destinata all’edilizia e alla carta. ne deriva che abbiamo un conciante biobased, mentre quel terreno versa in condizioni migliori. Senza contare un altro aspetto molto importante: l’abbattimento totale di metalli pesanti nel ciclo produttivo e l’incremento della biodegradabilità degli scarti reflui e del pellame finito”.
Una nuova linea di pensiero
Canapol ha già ottenuto due prestigiose certificazioni del settore: TUV e ZDHC Level 3. Dopo due anni di sperimentazione e investimenti cospicui, Canapol è in rampa di lancio e sta ricevendo richieste da grandi griffe internazionali, che sono poi quelle che a Santa Croce si affidano per il know-how, la tradizione e l’innovazione. E l’inventiva di chi da una pianta di cui si hanno tracce sin dall’8000 a.C. scopre, come detto, l’uovo di Colombo. “Più che una linea di prodotti – conclude Giacomo Monteverdi – nel nostro piccolo possiamo dire di aver creato una nuova linea di pensiero. Chi usa i nostri concianti naturali non deve snaturare il proprio processo produttivo, ma, anzi, ne trae beneficio”.
Storia di Workem
Workem ha sede a Santa Croce sull’Arno. È nata nel 2019 ed è la prima azienda nel quale Giacomo Monteverde, esponente della seconda generazione di imprenditori conciari, assume il ruolo di titolare. L’azienda propone soluzioni tailor made, cioè su misura: “Troviamo la soluzione migliore per le esigenze dei clienti”, come sottolineano Giacomo e Giuseppe Monteverde. Quest’ultimo, proveniente da una famiglia molto umile, ha iniziato a lavorare in conceria nel 1972, poi si è spostato nel settore dei prodotti chimici grazie a collaborazioni con importanti marchi locali. Il figlio ha di fatto seguito le orme del padre, accumulando tanta esperienza nell’ambito dei prodotti chimici. L’azienda può contare su uno stabilimento di 3.000 metri quadrati e su una forza lavoro di 17 dipendenti. Durante la pandemia, cioè subito dopo la sua apertura, Workem ha continuato a lavorare, non usufruendo di Cassa Integrazione e, anzi, assumendo nuovo personale.
A proposito di canapa
La canapa si coltiva da oltre 10.000 anni. A circa 4.000 anni prima di Cristo risalgono i più antichi ritrovamenti di manoscritti su carta di canapa (in Cina, Persia ed Egitto). Nel 1492 Cristoforo Colombo impiegò la fibra vegetale di canapa per corde e vele delle caravelle Nina, Pinta e Santa Maria, con le quali scoprì l’America. Nel 1941, invece, Henry Ford progettò il prototipo The Hemp Car, un’auto con fibre di cellulosa biodegradabile. Almeno fino ai primi del secolo scorso l’Italia era uno dei più importanti produttori al mondo di canapa, che per la sua versatilità poteva essere impiegata praticamente ovunque. Poi, anche per il sopraggiungere di materiali sintetici meno costosi (come il nylon) questo settore ha perso d’importanza nel nostro paese. La canapa da semi utilizzata per il progetto Canapol di Workem è impiegata per la fitodepurazione, una risposta naturale per la bonifica dei terreni inquinati.