La spesa ad Hong Kong per beni di lusso (non solo capi di moda e accessori, ma anche orologi, gioielli e altro) nel 2018 è in calo: dopo una leggera ripresa estiva, settembre segna un crollo e ottobre non promette meglio, stando ai dati forniti da Nikkei Asian Review. Non dà segnali più confortanti il mercato dell’auto: le nuove immatricolazioni a settembre hanno ceduto poco meno del 12% su base annua, per il terzo mese consecutivo di contrazione. Insomma, malgrado da più parti arrivino segnali di ribadita fiducia nelle possibilità di Pechino (da ultimo Marco Bizzarri, ceo di Gucci, che pone al centro delle strategie della sua griffe la Generazione C, la Repubblica Popolare sembra stia perdendo terreno. È la Bolla a Orologeria di cui vi parliamo nel numero 35 de La Conceria: il gruppo Zegna che annuncia a Bloomberg la revisione del programma di nuove aperture nel Paese, allora, è il miglior termometro possibile della congiuntura. Ma qual è il problema? Wang Dan, analista dell’Economist Intelligence Unit, spiega a Nikkei Asian Review che “il rallentamento economico penalizza la fiducia del consumatore e lo induce a rimandare gli acquisti di lusso”. Alla stessa rivista Luca Solca (Exane BNP Paribas), aggiunge che “se la tendenza al ribasso, che potrebbe essere esacerbata dalle tensioni commerciali internazionali, continua, il calo della spesa per il lusso ne sarebbe la conseguenza”. Il cerino rimane nelle mani del governo cinese: secondo la Repubblica, è pronto un piano di riduzione delle imposte sul reddito e sugli acquisti, insieme a più generose misure per l’accesso al credito, per rivitalizzare il mercato domestico. Il rischio è che con Pechino crolli l’intera filiera dell’alta gamma.
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