[articolo sponsorizzato]
Con l’approvazione della “Lei do Couro” (gennaio 2022) ha raggiunto il risultato in casa. Ora APIC (associazione che rappresenta la concia in Portogallo) è pronta a collaborazioni internazionali affinché anche in altri Paesi si possano ottenere normative che disciplinino l’uso commerciale dei termini pelle e cuoio. Per questo APIC mette a disposizione il documento tecnico che IAPMEI (l’agenzia portoghese per l’innovazione e la competitività) ha realizzato per l’ottenimento della Lei do Couro ai Paesi comunitari tramite Cotance e mondiali tramite ICT (International Council of Tanners).
Pronta a collaborazioni
Al momento il quadro è frastagliato. In alcuni stati europei, come l’Italia (grazie al Decreto Pelle), la Francia, la Germania, il Belgio e la Svizzera già ci sono leggi che stabiliscono quali materiali si possono chiamare pelle e, soprattutto, quali no. Ma ci sono ancora mercati dove è lecito distribuire materiali alternativi alla pelle con diciture ingannevoli come vegan leather. “Sarebbe opportuna l’armonizzazione delle normative a livello comunitario”, osserva Gonçalo Santos, il segretario generale di APIC. Intanto l’associazione in collaborazione con i tecnici del centro tecnologico CTIC partecipa alla formazione degli oltre venti ispettori dell’agenzia di tutela dei consumatori (ASAE) che lavoreranno sul campo per applicare la Lei do Couro.
Per il consumatore
In APIC si felicitano per il successo della pubblicazione FILK del 2021 su MDPI Coatings. L’istituto di ricerca tedesco ha comparato prestazioni e caratteristiche della pelle a quelle di materiali alternativi di ultima generazione. Verificando in maniera documentata come questi siano meno performanti e, soprattutto, nient’affatto più green dei prodotti della concia. Finalmente FILK, seguita a distanza da due anni da uno studio dai risultati analoghi di Ars Tinctoria, ha offerto argomentazioni scientifiche da contrapporre agli slogan dei produttori di alternative vegane. L’associazione portoghese ne fa una questione di tutela del prestigio della pelle, che è naturale, circolare (in quanto recupero di uno scarto della zootecnia), durevole e sostenibile. Ma anche di tutela degli interessi dei consumatori, le vere vittime delle furbizie marketing. Per questo servono leggi che disciplinino i termini cuoio e pelle.
Credits- Joaquim Francisco Inácio, Sucrs
Leggi anche: