In Argentina la concia è a rischio paralisi. Il settore, insieme alla zootecnia, è considerato dal governo tra quelli essenziali: le concerie, quindi, sono autorizzate a operare. Difficoltà logistiche e problemi di mercato, però, rendono lo sforzo vano. E, con grande allarme anche dei macelli, le attività si avvicinano comunque allo stop.
Concia a rischio paralisi
La cornice dei problemi della pelle argentina è semplice: un’industria internazionalizzata che cosa può fare quando il mercato globale è fermo e le relazioni con l’estero difficili? Lo spiega il portavoce di Curtiembre Arlei dalle pagine de El Tribuno. Certo, l’impresa ha preso tutte le precauzioni perché il suo personale sia in sicurezza. I bottali possono girare. Ma le spedizioni di Curtiembre Arlei, il cui fatturato dipende al 90% dall’export, sono ferme nei porti da giorni: “Il mercato era già debole: la diffusione del Coronavirus pone nuovi problemi”. Problemi che riguardano la stabilità stessa delle aziende: quando il flusso di cassa si arresta, ne derivano conseguenze per lavoratori e impianti.
La preoccupazione della carne
Le imprese della zootecnia argentina osservano con preoccupazione al rallentamento delle attività conciarie. Stando a quanto riporta la Naciòn c’è, innanzitutto, un problema logistico: le compagnie di trasporti sono incluse nei servizi essenziali, ma operano a singhiozzo. Quindi, già per questo, il ritiro delle pelli grezze e le consegne in conceria si fanno più rari. C’è, per di più, il raffreddamento della domanda. “Ad oggi, molte concerie non ricevono la materia prima – recita un comunicato di CADIF, sigla che rappresenta i macelli argentini –. Quelle che la ricevono a prezzo zero annunciano che, a breve, smetteranno di accettare i carichi”. Per i soci CADIF, dunque, la pelle grezza si trasforma da una risorsa economica in un rifiuto. In questo senso CEAMSE, il pacchetto di disposizioni del governo argentino in ambito Coronavirus, non è di aiuto: non consente, continua CADIF, lo smaltimento delle pelli, che diventa “costoso, rischioso o impossibile”. Per questo l’associazione chiede che le autorità sostengano i rifornimenti di sale, di cui ora c’è penuria, e sblocchino la possibilità di esportare senza dazi la pelle fresca, salata o wet blue.
L’obolo del consumatore
Oltreché un problema economico e un danno per le imprese, il mancato sfruttamento delle pelli si trasforma anche in un colpo al consumatore. In Argentina il prezzo della carne al dettaglio sale e Miguel Schiariti, presidente di CICCRA, riconosce che la paralisi della concia è tra le cause del fenomeno: “La perdita del valore della pelle grezza – afferma a Minuto Uno – si trasferisce nel prezzo della carne”.
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