Argentina, la recessione morde la concia e le aziende si fermano

Argentina, la recessione morde la concia e le aziende si fermano

Già la domanda internazionale di pelle finita non è ai suoi massimi livelli, per usare un eufemismo. Poi le concerie argentine, come se non bastasse, si confrontano anche con le difficoltà dell’economia nazionale: la recessione prosciuga la capacità di spesa, condizionando le attività a monte della filiera e la domanda a valle. Le conseguenze, scrive the Sauer Report, si vedono nei bottali fermi: le aziende di medie e grandi dimensioni hanno ridotto la produzione.

 

 

La recessione morde

Il primo colpo è arrivato nella disponibilità di materia prima: gli argentini consumano meno carne rossa e i risultati dell’export non rassicurano la zootecnia nazionale. Ma non è questo il principale problema delle concerie argentine: fanno molto più male un mercato nazionale della pelle finita “depresso” e la domanda asiatica a livelli bassissimi. Lo scenario non poteva non mettere in discussione i livelli occupazionali. In queste condizioni, molte concerie hanno risposto “mettendo i dipendenti in ferie anticipate”, nel migliore dei casi. Perché nel peggiore li hanno “sospesi”, ultimo rimedio prima di passare ai “licenziamenti”.

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