Oltre 75 persone. Tra queste: un significativo numero di addetti ai lavori e un’importante presenza di studenti dell’Istituto Tecnico Conciario G. Galilei di Arzignano. Si è svolto ieri ad Arzignano il seminario formativo dal titolo “Pelle e sintetico: corretta terminologia, mercato e distorsioni”. Ad organizzarlo AICC (Associazione Italiana Chimici del Cuoio) ospitando gli approfondimenti terminologici, di mercato e legali proposti da UNIC – Concerie Italiane. Tanto da dire, tantissimo l’interesse in sala per una serie di argomenti che rappresentano un vero e proprio “tarlo” per l’industria conciaria italiana. A partire da come e quanto l’uso spregiudicato e scorretto di vari termini che definiscono prodotti sintetici (il caso “ecopelle” è il più eclatante) danneggino il settore e, in particolare, la sua competitività in segmenti di prodotto (medio ed economico) ormai presidiati da materiali alternativi che troppo spesso millantano il corretto nome della pelle. Così, se “la produzione di materiale sintetico a imitazione della pelle è pari a circa 4 miliardi di metri quadri di cui il 90% proviene dalla Cina” si può arrivare a valutare che “la perdita sofferta dal settore conciario italiano a causa della concorrenza sleale è quantificabile in circa 1,2 miliardi di euro di fatturato mancato, il 20% del fatturato complessivo annuale”. Numeri significativi, come significativa è la battaglia di UNIC – Concerie Italiane non solo per il corretto utilizzo terminologico, ma anche per la valorizzazione di due marchi storici: Vera Pelle e Vero Cuoio. Anche dalla correttezza delle parole, dalla legalità degli utilizzi e da una più generale cultura della pelle passa il futuro della conceria italiana.
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