“L’emergenza sanitaria, ancora in corso, induce alla massima prudenza”. È questa l’estrema sintesi dell’attuale congiuntura offerta oggi da Fabrizio Nuti, presidente UNIC – Concerie Italiane, durante l’Assemblea Annuale dell’associazione (aderente a Confindustria e Confindustria Moda) svolta a Milano.
La prudenza è d’obbligo
Un invito alla prudenza che Nuti, giunto al turning point del primo anno di mandato, ha circostanziato delineando una sorta di progressione dei dati settore: “Ci lasciavamo a fine 2019 con qualche indicatore in flessione: fatturato -6%, produzione -9%, export -8%”. Poi, è cambiato il mondo. “Tra febbraio-marzo 2020, violenta e del tutto inattesa, ci colpiva la pandemia. Alla fine dello scorso anno registravamo cali consistenti in termini di fatturato (-23%), produzione (-16%) ed export (-25%)”. Poi, è arrivato il 2021, che “si è caratterizzato per difficoltà di approvvigionamento e l’aumento, anche a doppia cifra, delle pelli e dei prodotti chimici, dei costi energetici, che stanno spingendo l’inflazione”.
Il recupero è in corso
Un contesto congiunturale particolarmente complesso, nel quale, spiega il presidente UNIC “è essenziale non registrare perdite di marginalità a fine anno”. Ecco, allora, che il 2021 esprime un “fatturato al +23%, export +25%, produzione +13%, con rialzi diffusi (e spesso a doppia cifra) in tutti i principali comprensori e su quasi tutti i segmenti produttivi per tipologia animale e destinazione d’uso. Su quest’ultimo punto vale notare l’importante recupero delle pelli per arredo nell’ultimo biennio, dopo oltre un decennio di continui ridimensionamenti”. I valori, in conclusione, restano sotto i livelli di produzione e fatturato pre-pandemici tra il 5 e il 20%, “ma speriamo che il 2022 ci possa riportare a una piena normalità”.
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