Troppe ore di lavoro, paghe basse, condizioni di vita “complicate”. Uno studio elaborato da Asia Foundation e Research and Policy Integration for Development del Bangladesh fotografa così la situazione in cui versano centinaia di lavoratori impiegati nelle concerie della (nuova) zona industriale di Savar. La ricerca, intitolata “Il settore della pelle dopo il trasferimento dell’industria conciaria: problemi e sfide“, è stata presentata nei giorni scorsi e (come riporta newagebd.net) mette in luce come gli imprenditori del settore riservino poca attenzione alle ore lavorate da ciascun dipendente, ma anche ad altri diritti basilari. Solo il 40% degli intervistati dichiarerebbe di aver ricevuto guanti e stivali dalle fabbriche, mentre il restante 60% non avrebbe ricevuto alcun equipaggiamento di protezione personale. A ciò si aggiungono problemi abitativi e un costo della vita elevato, a fronte di paghe più basse – soprattutto per i lavoratori precari – rispetto a quelle concordate con i sindacati, senza considerare che, conferma la ricerca, l’impianto di trattamento centrale degli effluenti non funziona alla massima efficienza. La speranza che il trasferimento degli stabilimenti conciari da Hazaribagh a Savar avrebbe garantito un futuro prospero al settore e il sogno dei lavoratori di poter trovare condizioni di vita migliori, insomma, sembrano ancora ben lontane dal divenire realtà.
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