In Bangladesh avanza pelle grezza, mentre in Sri Lanka una legge fa paura. In Asia la filiera della carne-pelle continua a vivere grandi difficoltà. Da un lato la pandemia ha colpito duramente le aziende, generando problemi indiretti ad attività come la raccolta delle pelli al termine dell’Eid-ul-Azha. Dall’altro una nuova legge potrebbe mettere sulla strada oltre 300.000 lavoratori della filiera.
Avanza pelle grezza
Prima dell’Eid-ul-Azha cioè la festa del Sacrificio, la paura di non riuscire a piazzare tutto il grezzo era elevata. Il governo era intervenuto fissando i prezzi per le pelli provenienti dalla macellazione rituale degli animali e questo ha aiutato. Tuttavia, non ha risolto del tutto i problemi. Come riporta thefinancialexpress.com.bd, nei depositi dei grezzisti ci sarebbero ancora 100.000 pelli invendute. Una situazione aggravata dal mancato pagamento di alcuni clienti. Il problema sarebbe in parte legato al fatto che delle 22 concerie presenti a Chattogram, il maggiore distretto, solamente la metà è ancora aperta e in attività. Non abbastanza per lavorare tutta la pelle raccolta e stoccata.
Le paure dello Sri Lanka
Il governo dello Sri Lanka starebbe invece pensando a una legge che vieta la macellazione di bovini. Una norma che, secondo quanto sostiene tntribune.com, si sarebbe fatta strada dopo che l’ala induista, per cui la vacca è un animale sacro, ha sostenuto l’elezione del presidente Gotabaya Rajapaksa e del primo ministro Mahinda Rajapaksa. Qualora la legge dovesse essere approvata la filiera della carne, e di conseguenza quella della pelle, si troverebbero ad affrontare una vera e propria catastrofe. Secondo gli esperti oltre 300.000 persone perderebbero il lavoro. I conciatori, in particolare, sostengono che oltre ai danni diretti se ne registrerebbero di indiretto come l’aumento dei costi, perché le pelli andrebbero importate da altri Stati. (art)
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