Nelle fabbriche dell’area pelle, soprattutto nelle concerie, lavorano molti minorenni. Il trasferimento del distretto conciario a Savar non è ancora stato integrato con le infrastrutture necessarie (soprattutto l’impianto di trattamento dei reflui), quindi al momento il risultato raggiunto è di devastazione di un nuovo territorio, dopo aver rovinato quello di Hazaribagh. I recenti casi di cronaca dimostrano che, in quanto a rispetto e applicazione delle leggi sulla sicurezza sul lavoro, le autorità del Bangladesh hanno ancora molto da fare. Sono i contenuti della lettera che Interfaith Center on Corporate Responsibility (ICCR), associazione di investitori internazionali, ha inviato al ministero del Lavoro di Dacca, al Dipartimento per il Commercio, a quello per l’Ambiente e all’associazione delle piccole e medie imprese. ICCR, che raccoglie (recita il sito istituzionale) investitori internazionali con asset da 400 miliardi di dollari complessivi, dimostra “una certa preoccupazione”. Il messaggio velato al governo bengalese è: se non cambiate voi, applicando controlli e misure più severe, cambiamo aria noi. Secondo la testata bengalese New Age Business, la prima risposta delle autorità del Paese è orientata all’orgoglio: i controlli già ci sono, gli ispettori fanno il proprio dovere, eventuali irregolarità si verificano nei picchi stagionali di lavoro.
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