Il trasferimento delle concerie bengalesi nel distretto di Savar costa caro all’area pelle del Paese. Non solo in termini di volumi d’affari, poiché l’annoso processo di abbandono del vecchio polo di Hazaribagh ha comportato l’interruzione della continuità produttiva. Ma anche in termini occupazionali: secondo il sindacato degli operai della concia nel trasloco si sono persi tra i 7.000 e gli 8.000 posti di lavoro. Lo riporta The Daily Star, raccontando come l’associazione chieda, ora, anche avanzamenti concreti per l’eterno cantiere di Savar. Quali? Un ospedale per il distretto, parlando di infrastrutture pubbliche, o mense nelle aziende, passando agli interventi privati. A tenere sulle spine i lavoratori anche la riforma dei contratti di lavoro, da mesi tema caldo per la manifattura del Bangladesh.
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