Bangladesh, il governo aumenta il minimo sindacale, ma le concerie non si adeguano: scioperi in vista

I dipendenti delle concerie del Bangladesh sono pronti a incrociare le braccia. Ad accendere la miccia sono le accuse lanciate dai leader dei sindacati locali, che imputato ai titolari delle concerie di non aver ancora implementato la piattaforma salariale concordata con il governo lo scorso febbraio. Secondo Abdul Malek, leader della “Bangladesh Tannery Workers Union”, gli imprenditori pagherebbero ancora gli stipendi in base ai propri desideri e ben al di sotto del minimo imposto per legge. Lo schema annunciato sei mesi fa prevede l’aumento del salario minimo per un principiante da 8.750 Taka al mese a 13.500 Taka, circa 140 euro, mentre un operaio più esperto di primo livello dovrebbe percepire almeno 25.400 Taka al mese, più o meno l’equivalente di 260 euro. L’aumento (l’ultimo risaliva al 2011) era stato chiesto per accompagnare l’incremento del costo della vita nel Paese e la contrattazione era partita da una richiesta minima di 16.000 Taka al mese per un principiante. Tuttavia il segretario della “Bangladesh Tanners Association”, Shakawat Ullah, aveva sottolineato che il settore stava affrontando un periodo di crisi legato allo spostamento di un centinaio di concerie da Hazaribagh, una delle aree più inquinate al mondo, a Savar, dove era in costruzione un impianto per il trattamento delle acque. In quella fase, secondo i sindacati, circa il 50% dei 30.000 lavoratori furono licenziati. Successivamente il 60% di loro sarebbe stato riassunto con pagamenti su base giornaliera e solo il 20% con contratti. (art)

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