Il mese di maggio segna un rimbalzo positivo, più per i volumi di esportazione (+31,4%) che per la variazione del fatturato estero (+5,6%). La concia brasiliana, allora, può tirare un sospiro di sollievo. Ma lo scenario, come già denunciato dalle congiunture inglesi e italiane, resta problematico. Perché, come riportano i dati Secex elaborati dall’associazione delle imprese brasiliane CICB, il trend dei primi 5 mesi rimane in area negativa
Maggio d’oro
Un maggio positivo, dicevamo. Nel quinto mese dell’anno, il Brasile ha venduto all’estero 15,8 milioni di metri quadri di pellami (grezzi, semilavorati e finiti), vale a dire il 31,4% in più di quanto fatto nello stesso periodo del 2018. Il Paese sudamericano ha così raccolto 107,1 milioni di dollari, valore su base annua più alto del 5,6%.
La congiuntura
Il risultato nel periodo gennaio-maggio è negativo: l’export è nettamente calato in valore (540,6 milioni, che valgono il -18,4%), tenendo in volume con un discreto +3,6% (80,9 milioni di metri quadri) determinato proprio dall’exploit di maggio. Scorrendo il dettaglio della variazione in valore per singola tipologia di pellame, si apprende che nei 5 mesi dell’anno in corso l’export delle pelli salate registra il +20,9%, quello di wet blue il -24,5%, mentre le finite si attestano a -15,7%.
Mercati di riferimento
Guardando ai mercati di riferimento, sia l’agglomerato Cina e Hong Kong che l’Italia nei 5 mesi hanno speso meno per pellami brasiliani (rispettivamente -22,9% e -10,9%), accelerando, però, sui volumi (+12,3% e +4,1%). Più coerente (si fa per dire) il comportamento dei clienti statunitensi, che hanno rallentato in valore (-21,7%) come in quantità (-10,3%).