Il ritorno dei lockdown in Cina rovina l’aprile della concia brasiliana, il cui export inchioda al -9,1% in valore su base annua. Il risultato mensile rovina il bilancio del primo quadrimestre dell’anno, che rimane in leggerissima area positiva con il +0,3%. In maniera simmetrica e opposta, invece, gli stessi lockdown hanno regalato ai calzaturifici brasiliani un mese d’oro. Perché? Le manovie sudamericane hanno beneficiato del nearshoring dei brand statunitensi.
L’aprile della concia
Partiamo dalle statistiche elaborate da CICB. Ad aprile il fatturato estero delle concerie brasiliane è stato di 110,9 milioni di dollari, cioè il -9,1% su base annua e il -7,8% sul mese precedente. In volume, l’export ammonta a 11,8 milioni di metri quadri, che valgono il -27,8% su aprile 2021 e il -13,6% rispetto a marzo 2022. Ragione della frenata, dicevamo, sono i lockdown in Cina, che da sola, senza Hong Kong, rappresenta il 25,3% dell’export brasiliano. Il brutto aprile ha rovinato, ma non compromesso, il bilancio nel quadrimestre. L’export in valore è pressoché stabile (442,7 milioni per il +0,3%), ma in calo del -20,9% in volume (49 milioni di metri quadri). A proposito di mercati, l’Italia (quota del 16,7%) e Stati Uniti (18,3%) sono in miglioramento. Eccezionali le performance di Francia e Regno Unito.
La scarpa se la ride
Gli stessi lockdown cinesi hanno permesso invece all’export calzaturiero brasiliano di decollare. Con 13 milioni di paia (+52,4%) per 114 milioni di dollari (+75,4%) di export, Abicalçados esulta per “il miglior aprile da 14 anni a questa parte”. Cosa è successo? I clienti statunitensi, disorientati dall’inaffidabilità dei fornitori asiatici, hanno cercato nuovi legami in Brasile. Anche il quadrimestre è di segno (molto) positivo: +32,6% in volume (53,72 milioni di paia) e il +68,2% in valore (434,65 milioni di dollari).
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