Nell’anno fiscale 2018/2019, il gruppo Burberry ha acquistato il 49% delle pelli da concerie dotate di certificazioni ambientali, sociali e di tracciabilità. Il risultato rappresenta un passo avanti del +1% rispetto all’anno precedente e, come riconosce lo stesso gruppo britannico del lusso nell’Annual Report pubblicato il 5 giugno, è stato ottenuto in virtù della collaborazione gomito a gomito con le concerie italiane sui progetti di tracciabilità. L’obiettivo di Burberry è arrivare al 100% di forniture da concerie certificate entro il 2022: cotone, cashmere e pelle valgono il 30% delle emissioni di gas serra del gruppo.
Un anno al lavoro
Il gruppo inglese guidato da Marco Gobbetti, oltre che sulla certificazione, mantiene i riflettori puntati anche sul tema dell’efficientamento dei consumi chimici della filiera produttiva. In questo senso, allora, Burberry può vantare anche i risultati ottenuti dalla collaborazione con ZDHC, progetto in cui è coinvolto anche UNIC – Concerie Italiane, culminato con l’evento al Politecnico di Milano che ha coinvolto oltre 250 operatori del fashion system.
Il valore della pelle
Pelle e sostenibilità sono al centro delle strategie di Burberry. Al punto che uno dei principali impegni produttivi del gruppo inglese è stata la costituzione in Italia di Burberry Manifatture (investimento da 21 milioni di sterline complessivi). Mentre sono andati avanti i progetti nel senso del riciclo e riutilizzo: mentre dal 2017 la partnership con Elvis & Kresse ha permesso di dare nuova vita a 3,7 tonnellate di ritagli, nell’ultimo “abbiamo gestito – si legge nel report – circa 20.000 riparazioni e richieste di parti di ricambio per prodotti che vanno dai benamati articoli in pelle agli accessori vintage”.
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