Proseguire sulla strada della sostenibilità e di un modello di economia sempre più circolare. Considerare il 2020 come un anno drammaticamente disruptive. E che, proprio per questa ragione, ha richiesto (e continuerà a richiedere) alla conceria un approccio strutturalmente evolutivo, perché solo così può sfidare l’emergenza. In questa intervista, Chiara Mastrotto (presidente del Gruppo Mastrotto di Arzignano e da poco entrata a far parte del Consiglio Generale di UNIC – Concerie Italiane) delinea gli orizzonti presenti e futuri dell’industria italiana della pelle.
Prima di tutto, un commento in relazione al suo ingresso nel Consiglio UNIC – Concerie Italiane…
Ho accettato l’invito a entrare nel Consiglio Generale di UNIC con grande senso di responsabilità. Il mio impegno sarà rivolto, come nello spirito dell’associazione, alla valorizzazione del nostro comparto, in modo da affrontare insieme, con la maggior lucidità e lungimiranza possibile, le sfide presenti e future.
Le priorità della pelle italiana
Quali sono, a suo parere, le 2 principali priorità per l’industria italiana della pelle e perché?
Da un lato, la salvaguardia e la promozione della competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali. Dall’altro, il mantenimento e il consolidamento di quel percorso verso la sostenibilità che già da anni UNIC ha avviato. I nuovi modelli di ripresa economica devono, infatti, assicurare una sostenibilità sia ambientale sia sociale e il settore conciario è al centro di un’economia che deve essere sempre più ricondotta a un modello di tipo circolare.
Sfidare l’emergenza
In che modo ha visto evolversi il 2020, in relazione alla sua prospettiva aziendale?
Il 2020 è stato un anno del tutto “disruptive” in cui l’emergenza sanitaria ha determinato pesanti conseguenze economiche a livello mondiale. Se guardo alla nostra azienda, posso dire che il lockdown ci ha spinto ad evolvere. Ci siamo armati di resilienza e abbiamo imparato a creare dei contingency plan, a mettere in campo azioni rapide in risposta alle emergenze, lavorando molto compatti al nostro interno con tutte le nostre persone. Mi riferisco sia agli aspetti di tutela della salute dei nostri lavoratori e della salubrità dei luoghi di lavoro, sia alle mutate esigenze dei nostri clienti in termini di servizio, logistica, sviluppo prodotto e digitalizzazione. Da dopo l’estate abbiamo registrato una discreta ripresa degli ordinativi, anche se il percorso per arrivare ai livelli pre Covid 19 credo sarà ancora lungo.
A questo proposito, che tipo di sviluppi prevede per il 2021?
Moltissime previsioni economiche, ma soprattutto l’inizio della campagna di vaccinazione e la conseguente auspicabile ripresa della fiducia dei consumatori e dei flussi turistici, ci fanno pensare a un inizio di “ripartenza economica” diffusa e generalizzata nel corso del prossimo anno. Dovremo lavorare a stretto contatto con tutti i nostri clienti, mettendoli sempre al centro dei nostri processi e sviluppando una partnership di servizio e di innovazione molto forte. In ogni caso, per arrivare ai volumi del 2019, dovremo, presumibilmente, attendere fino al 2022-23.
Il trend delle acquisizioni
A più livelli, lungo la filiera, il 2020 ha rafforzato un trend che procede da alcuni anni: quello delle acquisizioni e delle aggregazioni. Ritiene che proseguirà anche nel 2021 e per quale ragione?
Il nostro settore, di fatto, segue le dinamiche già viste in altri comparti. Inoltre, nella concia la frammentazione del mercato e il far parte della filiera di settori quali il fashion e l’automotive, in cui operano grandi brand e player internazionali, credo farà si che questo trend venga confermato anche in futuro.
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