V per vendetta. Il governo cinese si affida al sentimento di rivalsa per ripartire dalla crisi Coronavirus. Pechino, ora che i numeri del contagio si abbassano, conta sul “revenge spending”, cioè sul desiderio dei cittadini di recuperare il tempo perduto. Così, mentre la concia ingrana, potranno ripartire i consumi. L’augurio è che gli indicatori economici, rappresentati in un grafico, assumano la forma della V: cioè che a una rapida discesa, toccato il fondo, segua un’altrettanto rapida risalita. Ma non è detto che sia così semplice.
Le aspettative di Pechino
Come riporta il Corriere della Sera, la Cina viene da un mese terribile: a febbraio la produzione industriale del Paese è arretrata del 14% su base annua, mentre le vendite al dettaglio hanno perso il 21%. Il PIL non può che risentirne negativamente. Secondo Goldman Sachs, nel primo trimestre del 2020 la perdita sarà del 9%. Poi verrà, gradualmente, il rimbalzo: nel secondo trimestre, a causa del rallentamento delle economie globali, Pechino dovrebbe attestarsi sul +1,5%. Nel terzo e nel quarto, infine, la Repubblica Popolare dovrebbe segnare il +7,5% e il +9,8%. Il Financial Times, però, si interroga su quanto sia effettivamente vicino il rimbalzo. Il suo China Economic Activities Index, un sistema di tracciamento quotidiano delle attività economiche basato su sei parametri, da settimane rimane a livelli inferiori del 60% rispetto a quelli pre-Coronavirus. Un colpo da cui non è semplice rialzarsi velocemente.
Intanto la concia ingrana
Un po’ alla volta, anche la filiera della pelle riparte. Secondo ILM le aziende del comparto, dalla concia al prodotto finito, operano al 70-80% del potenziale. Un avanzamento rispetto a quanto rilevato intorno al 10 di marzo. Anche in questo caso, rimangono i problemi: la domanda, va da sé, è ancora debole. La regione di Wuhan è comunque parzialmente contingentata. Così come la domanda di materia prima conciaria è ferma. La piena ripresa non è ancora possibile.
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