Dopo quattro anni è tornata ACLE, la fiera di Shanghai per la filiera della pelle. E, leggendo la stampa internazionale, si apprende che quelli dello show sono stati giorni impegnativi per CLIA, l’associazione di riferimento della Repubblica Popolare. Da un lato si è spesa in difesa della concia, promettendo maggiore impegno contro chi, a cominciare dagli espositori della fiera che organizza con ACLE, abusa indebitamente del termine “leather”. E anche alla luce, affatto positivi, dei dati semestrali di bilancio delle principali imprese.
La difesa della concia
Partiamo proprio dai dati di bilancio delle principali imprese. Che secondo CLIA, scrive ILM, nel periodo gennaio-giugno 2023 hanno fatturato il 12,6% in meno su base annua, producendo intanto il 6,1% di milioni di metri quadri di materiali finiti in meno. Nel semestre sono anche diminuite le importazioni di semilavorati (-21,3% in valore) e di pelli grezze (-9,5% in valore, ma +14,8% in volume). Sarà proprio alla luce del travagliato andamento del mercato che CLIA promette maggiore impegno in difesa della terminologia della pelle e contro chi, quindi, ne abusa per secondi fini commerciali. L’associazione cinese della pelle, riporta ancora ILM, è partita dagli stessi corridoi di ACLE, dove si è vigilato sulle diciture dei produttori di materiali alternativi. Ma si spingerà anche in sede di “regolamentazioni internazionali”.
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