Una linea di pelli che abbraccia il mondo. Già, perché Incas per la sua nuova collezione ha scelto il numero 40075: non un codice qualunque, ma la misura della circonferenza della terra in chilometri. Soprattutto, ha scelto un metodo, ha dimostrato una delle possibili applicazioni della sua idea di Slow Leather: “La nostra linea è conciata al vegetale ed è sostenibile, ma non lo diciamo sulla base di un semplice auto-attestato – spiega Walter Ceccatelli, presidente e amministratore delegato di Incas –. Abbiamo certificato tutte le fasi della nostra lavorazione, nonché l’origine della materia prima, dei tannini vegetali e il fine vita dei nostri scarti. Abbiamo lasciato che fossero enti terzi a garantire la qualità del nostro processo e del nostro prodotto”.
Lo sforzo sostenibile
La linea 40075 sarà presentata in occasione di Lineapelle 98 (Fieramilano Rho, 19-21 febbraio 2020). Incas ne ha concesso, intanto, un’anticipazione al pubblico presso Spazio Lineapelle di Palazzo Gorani (in foto). “Nello sviluppo del prodotto, ci siamo posti l’obiettivo di arrivare a un concetto di sostenibilità più ampio – illustra Stefano Giannotti, consulente strategico della direzione di Incas –. Ad esempio, ci approvvigioniamo di tannini vegetali da legni con certificazione FSC, che garantisce il taglio consapevole e la corretta gestione forestale. Tutta l’energia elettrica utilizzata negli stabilimenti proviene da fonti rinnovabili. Abbiamo un impianto di pretrattamento dei reflui che ci consente di avere il controllo in tempo reale di qualsiasi criticità”. Non solo: “Siamo in grado di tracciare ottima parte della materia prima fino agli allevamenti e ai macelli. I nostri controlli qualità ci garantiscono lotti omogenei – continua Giannotti – e, quindi, meno rifiuti da inviare in discarica. Abbiamo ridotto il consumo di acqua del 53,7% e quello di solfuro di sodio del 32,5%”.
Il valore della certificazione
I risultati di Incas, di cui quelli appena citati sono solo una parte, poggiano su certificazioni terze. “La pratica ha un grande valore di trasparenza – commenta Sabrina Frontini, direttore di ICEC, istituto di certificazione dell’area pelle che ha seguito Incas nel percorso verso la linea 40075 –, perché prevede che l’azienda lasci attestare da terzi quanto vuole comunicare ai clienti. Incas ha sempre avuto un atteggiamento molto proattivo, da quando ha conseguito la prima certificazione nel 2000 con ICEC fino al 2014, quando per prima ha conseguito il riconoscimento ICEC di Azienda Sostenibile”. Non solo: Incas è al momento l’unica conceria in Italia che vanta la certificazione 100% made in Italy: l’attestato garantisce l’esecuzione dell’intero ciclo produttivo nei propri stabilimenti.
Incas spiega la sua idea di Slow Leather
L’azienda vanta 22.000 metri quadri di stabilimenti, impiega circa 200 addetti e produce ogni anno circa 1,5 milioni di metri quadri di pelli (vitelli, vitellini e bufali). I dati, vantati dai vertici di Incas, ne fanno una delle più grandi concerie del distretto di Santa Croce. L’impresa, però, non ha intenzione di fermarsi qui. “Quando molte aziende cedono il controllo, noi siamo consapevoli che non è il momento di vendere, bensì di investire – riprende Ceccatelli –. Noi crediamo nel nostro lavoro, nel nostro metodo e siamo certi che ci porterà a crescere”. Quale sarebbe il metodo? “Quello della Slow Leather – risponde –. Abbiamo ottenuto dalla Regione Toscana una variante al piano regolatore per costruire un nuovo stabilimento di 5.500 metri quadri. Ci servirà per lo stoccaggio e per la fase di olazione delle pelli, il momento in cui la pelle, prima della riconcia, è lasciata almeno 90 giorni a riposare in ambiente controllato”. La qualità del prodotto passa dalla calma, cioè dal processo e il tempo cui questo processo è destinato, con cui attraversa la lavorazione. Una risposta al fast fashion, insomma: “La nostra pelle – conclude Ceccatelli – è Slow Leather”.
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