“Un settore che ha dato vita al made in Italy e ne è il simbolo”. È quello conciario e a scriverlo è Il Sole 24 Ore, in un pezzo che dà voce alla pelle italiana al suo ruolo d’eccellenza nel contesto della filiera della moda e del lusso. “Di pellami l’Italia è il primo produttore in Europa (con una quota del 65%), il primo esportatore al mondo e soprattutto è primo al mondo per produzione ed export di pellami per l’industria del lusso”. Una leadership che ha precise e strategiche connotazioni green.
Simbolo del made in Italy
“Già da 18 anni – spiega UNIC a Il Sole – pubblichiamo il nostro rapporto di sostenibilità e stiamo continuando a migliorare le nostre performance nell’uso delle risorse, del riciclo e delle emissioni. Nessuna industria ha i livelli di certificazione come la concia italiana, che peraltro nasce come filiera circolare poiché lavoriamo uno scarto dell’industria alimentare”. Un simbolo green, dunque, considerando che “tramite accordi con ONG – continua UNIC -, le pelli che lavoriamo provengono solo da allevamenti non legati alla deforestazione. Il consumatore ha diritto di scegliere un materiale vegano, ma “pelle” può essere definita solo quella animale, come stabilisce il decreto 68/2020. Peraltro, uno studio di Coatings ha evidenziato che spesso i materiali cosiddetti alternativi contengono un’elevata quantità di plastica”.
Esempi green
A proposito dell’impegno green della conceria italiana, Il Sole 24 Ore sottolinea come “il 75% dei suoi scarti di lavorazione viene rigenerato”. Una missione sostenibile che ha subito una profonda accelerazione durante la pandemia. Periodo, conferma UNIC, nel quale “i nostri imprenditori si sono dedicati ancor di più alla ricerca, alla quale oggi dedicano in media il 4% del loro fatturato, con punte del 10%”.
Il rispetto della propria storia
C’è un aspetto, infine, dell’approccio responsabile della conceria italiana che riguarda il suo passato più profondo e che, per Il Sole, rappresenta molto più di un punto d’onore. Semmai un tratto fondante sotto il profilo culturale e del rispetto della propria storia. “A Pompei – scrive Il Sole – la conceria era il più grande impianto artigianale della città, con decine di vasche. Già in antichità, infatti, la produzione di pellami era un’attività diffusa e redditizia, come dimostra la ricchezza dell’adiacente triclinium che apparteneva al proprietario del sito”. Un sito che “riaprirà presto al pubblico anche grazie ai finanziamenti di UNIC”.
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