“La pelle è il prodotto più redditizio degli allevamenti”. Basta questa considerazione, usata per avvalorare la tesi che la pelle sia corresponsabile della deforestazione in Sud America e altrove, per capire come in certi uffici di Vogue non abbiano le idee chiare sull’industria conciaria. Cotance, la sigla che tale industria rappresenta a livello europeo, corre ai ripari e corregge Vogue: “Non c’è nesso tra la pelle e la deforestazione”. Chi conosce come funziona il settore, scrive il segretario generale Gustavo Gonzalez-Quijano, sa che “i prodotti determinanti per l’allevamento sono la carne, il latte e la lana, ma sicuramente non l’inevitabile residuo del fine vita dell’animale, la pelle”.
L’analisi di Vogue Business
A rendere necessario l’intervento di Cotance è un’analisi di Vogue Business (27 novembre) dal titolo Fashion’s biodiversity problem. Come si diceva, l’autrice individua sin dagli elementi di titolazione la pelle (insieme alla viscosa) tra i “principali responsabili” della spinta che “porta alla deforestazione di ecosistemi critici, come l’Amazzonia”. Se agli occhi dell’autrice la pelle si carica di un così pesante fardello morale, dicevamo, dipende dalla sua profittabilità. Gli allevatori sono pronti a tutto per la concia, se ne dovrebbe dedurre.
La faciloneria
Cotance si affida a una mail alla redazione per spiegare che lo scenario è completamente diverso. L’autrice dimostra “di non sapere nulla sull’industria conciaria”, tuona Quijano. Eppure, c’era un tempo in cui la testata “vantava giornalisti esperti sulla materia, quelli di Vogue Pelle. Ma sono tempi andati”, si rammarica.
Non c’è nesso tra pelle e deforestazione
Bovini e ovini si allevano per carne, latte e lana, sic et simpliciter. “La pelle costituisce una piccola frazione del valore dell’animale”, ricorda Quijano. La filiera, dunque, vede la concia recuperare lo scarto di un’altra industria. “La pelle è forse il più antico prodotto dell’economia circolare – continua –. È triste vederne la reputazione distrutta dal cattivo giornalismo di un magazine così influente”. E, seppure gli incendi estivi in Amazzonia hanno suscitato l’allarme tra i brand “non esiste alcun nesso causale tra pelle e deforestazione anche quando la pelle è realizzata con le pelli di bestiame prodotte in aree disboscate”, conclude il segretario di Cotance. Che agli stessi marchi ricorda come, per garantire l’affidabilità delle forniture, esiste lo schema di tracciabilità messo a punto dai brasiliani di CSCB con la collaborazione dell’italiana ICEC.
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