Alle concerie tocca, ogni tanto, fare a spallate con i governi. La rassegna stampa della settimana ci porta l’esempio di un’azienda cubana che, nel suo piccolo, si deve districare addirittura nella annosa contesa tra l’Avana e Washington. È sicuramente meno epocale, ma altrettanto di sistema, la sfida che attende le concerie nigeriane: che chiedono al proprio governo di interdire l’uso alimentare della pelle animale e incontrano animata opposizione. Non solo conflitto, ma anche dialogo. In Uganda, ad esempio, la concia riparte con il sostegno pubblico.
I consigli di lettura:
- A proposito di fare a spallate con i governi, Fidencio Elpidio Rubio si trova in una situazione molto delicata. Perché la sua conceria di Isla de la Juventud (Cuba) si deve districare nella guerra commerciale tra l’Avana e Washington. L’embargo, denuncia la stampa locale, rende ormai (quasi) impossibili le attività;
- Era la metà di settembre quando dalla stampa nigeriana rimbalzò la notizia che l’autorità nazionale per l’industria della pelle aveva chiesto la messa al bando per legge del “ponmo”. Cos’è? Un alimento a base di pelle bovina molto popolare soprattutto nel Sud-Ovest del Paese. Ora gli editorialisti politici nigeriani mettono sul chi va là il governo: “Sarà vero che il ponmo sottrae materia prima alla concia, ma metterlo fuori legge scatenerebbe l’ira di milioni di cittadini”;
- In Uganda hanno ancora motivo, intanto, per guardare con fiducia alle attività del governo. La conceria di Kawumu, sostenuta dal pubblico con un investimento di 12 miliardi di scellini ugandesi (circa 320.000 euro), impiega 90 addetti e promette, nelle intenzioni dei sostenitori del progetto, di crescere a beneficio di tutto il Paese.
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