Dalla fattoria alla conceria. Tumisang Ngwanathebe è cresciuta in una famiglia di agricoltori che la pelle non la buttava: la conciava, ma solo per utilizzo domestico e personale. Un’attività che ha sempre affascinato la giovane imprenditrice del Botswana, che ha deciso di far diventare la lavorazione della pelle il suo mestiere. Infatti, ora con la pelle che concia realizza oggetti di arredamento, accessori per animali, prodotti di artigianato, calzature e pelletteria. La sfida? Esportare, perché la domanda c’è.
Dalla fattoria alla conceria
Tumisang Ngwanathebe è nata e cresciuta in Botswana. La sua famiglia coltiva i campi e alleva animali, ma non butta la loro pelle dopo la macellazione. La concia di quelle pelli, però, è un’attività marginale che, ha sempre interessato Ngwanathebe. Così, quando ha dovuto decidere cosa “fare da grande” ha scelto la conciatrice. Come racconta il portale mmegi.bw, Ngwanathebe ha ottenuto i documenti per poter acquistare regolarmente il pellame grezzo. Ed era talmente brava a lavorare quella materia prima che il Ministero dello Sviluppo Agricolo l’ha invitata a fare formazione ad allevatori e altri possibili imprenditori. “Ho deciso di accreditarmi presso la Botswana Qualification Authority e ora faccio la formatrice” racconta.
Nuove prospettive
Ngwanathebe acquista il pellame grezzo dalle macellazioni rituali per riti religiosi, dagli allevamenti di selvaggina e dai macelli locali. Usa pelli bovine, ovicaprine, di asino e cavallo. Produce supporti da parete, accessori per animali, pelletteria, oggetti di arredamento, prodotti di artigianato e calzature. In poco tempo si è fatta conoscere in tutta l’Africa, ma anche in Asia e negli Stati Uniti. “Adesso voglio costruire un magazzino e iniziare a esportare i miei prodotti perché la domanda c’è – dice -. Al momento posso produrre 5.000 cinture in un giorno attraverso i macchinari che ho acquistato”.
Immagini tratte da tumisangskinsandthings.wordpress.com
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