L’analisi l’ha realizzata il Servizio Economico UNIC – Concerie Italiane. Si tratta di un vero e proprio giro del mondo, alla luce del trimestre nero che ha sconvolto la concia a causa dello “shock generato dalla pandemia da Covid-19”. Shock che ha stravolto tutti i principali Paesi conciari. I quali, “hanno generalmente registrato forti cali sia di produzione che di vendita nel primo trimestre dell’anno, senza poter contare su solide prospettive di ripresa nei prossimi mesi”.
Il trimestre nero che ha sconvolto la concia
L’analisi UNIC prende le mosse dall’Italia, dove nei primi tre mesi le concerie “hanno ridotto i volumi di produzione del 21% e si prevede chiudano l’anno con il 30% in meno della produzione”. In altre parole, “il peggiore risultato dagli anni ’70”. In Spagna si è assistito a “una chiusura di produzione trimestrale lievemente positiva in virtù del buon andamento stagionale dei primi due mesi dell’anno”. Ma, poi, sono emerse “notevoli difficoltà a partire da marzo”. Conseguenza: la pelle spagnola “non prevede di poter recuperare le perdite legate ai settori moda, la cui domanda è fortemente in calo”. In Portogallo, l’industria conciaria “pur non avendo subito lo stop delle attività (a differenza di alcune aziende calzaturiere colpite dal contagio), segnala forte preoccupazione perché il lavoro resta legato alla conclusione di ordini precedenti al diffondersi della pandemia, senza concrete prospettive per i mesi futuri”
Regno Unito, Francia e Germania
A Londra“segnalano una contrazione forte degli ordinativi”, nonostante non sia stato imposto alcuno stop. In Francia, “la chiusura delle attività produttive è durata circa un mese a partire da metà marzo, ma la gran parte delle concerie ha riaperto solo la prima settimana di maggio”. Molto limitato “il tasso di attività (18% nella media, con solo il 20% della forza lavoro in servizio). Il calo nel primo trimestre è stato tra il 30% e il 50% e le difficoltà sono previste perdurare anche per tutto il secondo semestre”. La Germania, “ha chiuso il primo trimestre con volumi di produzione in attivo. E attualmente segnala livelli di attività al 45% per gli impianti di rifinizione e cali della domanda pari al 30%”.
Il resto del mondo
Capitolo cinese. A Pechino, nel primo trimestre, “la produzione conciaria ha complessivamente perso il 15% dei volumi: -20% produzione calzaturiera e -47% immatricolazioni auto. Dalla metà di marzo l’80% delle aziende di filiera ha riaperto (retail compreso), ma con capacità produttiva compresa tra il 30 e il 70%”. Sul 2020 “si prevede un calo dei fatturati del 50-80%. In Brasile si verifica “un sostanziale mantenimento dei livelli produttivi per le prime fasi di concia”. Ma si evidenzia “un -50% nella capacità produttiva degli impianti di rifinizione, legato al generalizzato calo degli ordini, con conseguente produzione destinata a stock”. Il dato dell’export conferma queste valutazioni: “Nei primi quattro mesi dell’anno le esportazioni hanno perso il 20% in valore e il 14% in volume”. Un calo “dovuto in particolare al wet blue, in flessione rispettivamente del 38% e del 25%”. Rallentamento in Turchia, dove “il trimestre ha chiuso in sostanziale parità nel confronto dei volumi di produzione anno su anno”.
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