Le prospettive della concia neozelandese sono buone. In questi anni sulle due grandi isole che compongono il Paese si sono susseguite acquisizioni e cessioni. E se in una prima fase i macelli cercavano di liberarsi del business dei sottoprodotti, oggi tra loro c’è anche chi vi investe. Tutto ciò nonostante la paradossale (nonché scorretta) promozione dei prodotti vegan come eco-friendly. Anche in questo caso, però, qualcosa pare stia cambiando.
Le prospettive della concia neozelandese
In un’analisi pubblicata da interest.co.nz, il consulente aziendale Allan Barber, con una lunga carriera nell’industria della carne, ricostruisce le dinamiche interne al mondo della concia in Nuova Zelanda. L’intero sistema ha mostrato grande fermento negli ultimi anni, con acquisizioni e cessioni di intere aziende o singoli rami. Ma anche la sottoscrizione di nuovi contratti di forniture. Come illustra Barber, nel Paese esistono cinque grandi player nel settore della carne: Alliance, AFFCO, Progressive Meat, Silver Fern Farms e ANZCO Foods. Le prime tre società da sempre si occupano anche della lavorazione dei sottoprodotti della macellazione. Le ultime due hanno delegato l’attività ad aziende esterne. Una scelta, quest’ultima, dettata soprattutto dai grandi costi che si devono affrontare per dotarsi degli strumenti necessari a lavorare i residui della macellazione. Materie prime di altre industrie i cui prezzi sono però da tempo in calo, mentre in passato la loro vendita rappresentava una fetta importante di business.
Big three
L’esternalizzazione dell’attività di trasformazione dei sottoprodotti ha permesso ad altre società di svilupparsi. Oggi in Nuova Zelanda, come fa presente Barber, esistono tre grandi protagonisti del mondo conciario: Glendenburg Holdings, Lowe Corporation e Tasman Tanning. La prima azienda conta 3 stabilimenti. La seconda ne possiede 6 e la terza ha rilievo internazionale con buona parte del proprio business fondato sull’export.
I motivi dell’ottimismo
Glendenburg Holdings ha conosciuto un’importante crescita da quando ha iniziato a lavorare la pelle grezza fornita da Silver Fern Farms nel 2014. Tuttavia, spiega il manager neozelandese, il contratto potrebbe essere oggetto di revisione nei prossimi mesi e questo potrebbe sconvolgere la situazione della concia nel Paese. Di certo c’è che, recentemente, il gruppo ha formato una cordata con i trasformatori di carne Greenlea Premier Meats e Wilson Hellaby per acquisire la conceria di Waitoa. Quest’ultima appartiene alla società Wallace, joint venture nata nel 2017 dalla collaborazione dagli altri due player del settore Wallace Corporation e Farm Brands. Ma anche Tasman Tanning, terzo protagonista della concia neozelandese, ha recentemente concluso un’altra grossa operazione. La società ha rilievo internazionale e a gennaio ha acquisito il 75% di New Zealand Light Leathers, divisione del colosso della carne Argent Group Europe.
In pochi è meglio
Tutte le dinamiche illustrate da Barber denotano una tendenza del settore a concentrarsi in pochi player. Questi, a loro volta, riescono a coinvolgere partner appartenenti alla filiera. Quantomeno nell’ultimo periodo. Le due acquisizioni compiute da Tasman Tanning e dalla cordata di cui fa parte Glendenburg sono in sé un segnale positivo, a cui si aggiunge l’altro tassello importante della partecipazione diretta di due società di trasformazione della carne. (art)
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