Sarà una mossa per speculare sul regolamento europeo anti-Deforestazione. Forse sì, forse no. Fatto sta che il ministro indiano delle Finanze, Nirmala Sitharaman, ha annunciato per la legge finanziaria 2024-25 un grande piano di liberalizzazioni nel commercio estero. Piano che considera, in un paniere merceologico che spazia dai metalli preziosi ai farmaci, l’abbattimento dei dazi sull’import delle pelli a diversi stadi di lavorazione: wet white, crust e anche finite. Un modo per rivitalizzare un settore che langue a ogni latitudine a causa della domanda debole, con ogni probabilità. Ma anche, è lecito supporre, l’incentivo governativo per consentire alle concerie del Paese di intercettare nuove fonti di business alla vigilia dell’applicazione del regolamento EUDR (30 dicembre 2024).
I dazi sull’import di pelli
Gli osservatori indiani si interrogano sugli effetti che può sortire la misura, che riduce i dazi (a partire dal 24 luglio) dal 10% medio allo zero. Probabilmente, suppongono, il governo del neoeletto Nerendra Modi più che alle piccole imprese intende fornire un assist ai grandi produttori, come Bata India. Proprio questo elemento legittima la nostra supposizione. Il regolamento EUDR, infatti, impone la propria disciplina di tracciabilità all’import di pelli bovine a ogni stadio di lavorazione, ma non ai prodotti finiti in pelle. Chi importa in UE una pelle wet blue, per essere più chiari, deve redigere la due diligence come prevista dal regolamento. Chi importa uno zainetto o un paio di calzature in pelle, invece, no. La liberalizzazione dell’import sembra il modo per rendere la filiera indiana un hub produttivo più conveniente per chi vuole realizzare prodotti in pelle per il mercato europeo, dribblando gli oneri dei regolamenti europei.
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