Sono due i motivi di preoccupazione della filiera francese della pelle nel 2023. In un anno che rimane tutto sommato positivo (la proiezione è di chiudere con l’export in valore al +11% su base annua), le attività sono state condizionate da inflazione e materia prima, il cui mercato di approvvigionamento va rimpicciolendosi. Se il primo fattore fa lievitare i costi produttivi e spaventa i consumatori, il secondo rischia di far perdere alla Francia “la sua sovranità” conciaria.
I trend
Stando a quanto riporta Fashion Network, CNC (l’associazione che riunisce le imprese della filiera) stima per il 2023 trend di export complessivamente positivi. Come dicevamo, il bilancio finale dovrebbe essere del +11% (grazie soprattutto all’exploit in Cina). A tirare la volata per tutti è la pelletteria (+10%), mentre soffrono la calzatura (-2%) e, soprattutto, i materiali (-9%). Sullo sfondo ci sono, però, le questioni legate a inflazione e materia prima.
I due problemi
L’inflazione “da un lato fa lievitare i costi (come forniture, energia e affitti) a livelli impossibili da trasferire nei prezzi di vendita – commenta Frank Boehly, presidente di CNC –. Dall’altro si ripercuote sui nostri clienti, che adeguano gli ordini di conseguenza, e sulle famiglie, che pensano al risparmio e non al consumo”. A preoccupare l’associazione c’è anche la contrazione del consumo di carne nel Paese: “Il patrimonio zootecnico è calato del 10% in cinque anni – denuncia Boehly –, mentre nel primo quadrimestre del 2023 la produzione di carne è calata del 3%”. Il rischio è che la Francia perda il ruolo di sistema autosufficiente ed esportatore.
Foto d’archivio
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