Dice di essere un “cauto ottimista” e, indubbiamente, lo è. Ma quel che si percepisce dalle parole di Giancarlo Dani, titolare dell’omonimo gruppo conciario di Arzignano, è qualcosa di più. È la grintosa volontà di affrontare uno scenario critico e incerto come quello attuale cercando di trovare soluzioni a lungo raggio. Capaci di aprire fronti di positività per una concia che vuole evolvere guardando oltre il presente. Come, ce lo spiega in questa intervista.
Cauto ottimismo
Come si è evoluto il mercato dalla fine del lockdown a oggi?
Il volano della produzione si è rimesso in moto. Appena concluso il lockdown abbiamo ripreso subito l’attività abbastanza bene, senza fare ricorso alla Cassa Integrazione. E, tra luglio a settembre non dico che siamo tornati sui livelli precedenti alla pandemia, ma piuttosto vicino. Certo, all’interno del nostro range di prodotto ci sono quelli che tirano di più e quelli che vanno più lentamente.
Per esempio?
Siamo in un buon momento per l’imbottito e l’arredamento, destinazione probabilmente sostenuta dal maggior tempo che le persone passano in casa.
E l’automotive?
È ripartita molto bene, perlomeno sul segmento alto nel quale noi, come Dani, siamo impegnati. L’automotive, del resto, quando riprende non lo fa mai con mezze misure. Certo, non abbiamo certezze su quanto durerà questo trend, ma il fatto che questo settore operi con programmi di lavoro di maggior gittata rispetto alla moda, soprattutto oggi è rassicurante. Indubbiamente, però, assisteremo a un rallentamento in concomitanza con le festività natalizie.
È da questi riscontri che nasce il suo “cauto ottimismo”?
Sì. Sono portato a vedere il bicchiere più mezzo pieno che mezzo vuoto. Non credo si posa fare altrimenti, anche se la situazione dei contagi da Covid nei Paesi limitrofi all’Italia si è complicata, così come, in questi ultimi giorni, anche da noi. Ora, però, conosciamo “la bestia”, siamo organizzati, dotati di tutti i necessari protocolli. Agendo con cautela, serietà, attenzione e in sicurezza possiamo andare avanti.
Una concia che vuole evolvere
Com’è la situazione ad Arzignano?
Il distretto dà segnali di essere abbastanza vivace. Anche se questa vivacità è, sicuramente, a macchia di leopardo. Ma la situazione è meno peggio di quella più generalizzata del settore conciario, sia in Italia che nel resto del mondo. Ma, mi ripeto, il mondo andrà avanti comunque e noi non possiamo non essere ottimismi nell’affrontarlo.
Con quali strumenti evoluti lo si può fare, oggi?
Dobbiamo investire sempre di più nella capacità di promuovere i nostri prodotti ovunque nel mondo sia presente un settore manifatturiero che utilizzi la pelle, dobbiamo andare e creare servizio là: essere fuori dalla porta del cliente non dico per produrre, ma per dare il servizio migliore, tempestivo, capillare. Dobbiamo azzerare le distanze che ci dividono dalla clientela.
Quanto contano, in tutto ciò, la ricerca e la sostenibilità?
Noi siamo sempre alle prese con una continua ricerca. Perché il sogno di qualsiasi conciatore è avere un prodotto che gli altri non hanno. Un prodotto che, oggi deve essere sempre più vincente dal punto di vista della sostenibilità. Sotto questo profilo, noi continuiamo per la nostra strada: abbiamo raggiunto grandi obiettivi, ce ne siamo posti altri, anche particolarmente ambiziosi di molto ambiziosi.
Quali?
Per esempio: una pelle, che già di natura è un recupero dell’industria alimentare, biodegradabile, conciata con prodotti chimici a minor impatto ambientale possibile.
Eravate a Milano per Lineapelle – A New Point Of View: com’è andata?
Nella situazione che stiamo vivendo, abbiamo ritenuto doveroso esserci, a prescindere da quello che poteva accadere. Quindi, è stato meglio esserci che non esserci per dimostrare ai clienti e ai noi stessi che ci siamo, condividendo la nostra grinta: piangersi addosso non serve a nulla. E a nessuno.
Nelle foto: a destra Giancarlo Dani e, a sinistra, un interno di produzione Gruppo Dani
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