GreenItaly esalta la rilevanza ambientale della concia italiana

GreenItaly esalta la rilevanza ambientale della concia italiana

“Le storie e i numeri raccolti raccontano ancora una volta un sistema che seppur messo a dura prova dalle crisi, riesce a competere puntando su sostenibilità, coesione e bellezza”. Sono parole contenute nell’introduzione all’ultima edizione di GreenItaly. In altre parole, la ricerca condotta annualmente dalla Fondazione Symbola presieduta da Ermete Realacci e da Unioncamere. Obiettivo: “raccontare come l’Italia sia in grado di cogliere le grandi sfide ambientali puntando su innovazione e ricerca, sviluppando il valore economico delle imprese e del Paese”. E “tra le esperienze più rilevanti” in questo processo di valorizzazione della cosiddetta Green economy, c’è “il settore conciario”.

La rilevanza ambientale della concia italiana

L’edizione 2022 del rapporto GreenItaly s’accompagna a un titolo ambizioso come la sfida che si pone. Cioè, stimolare e sostenere “un’economia a misura d’uomo contro le crisi”. Tradotto: la vera sostenibilità è uno strumento competitivo e di valorizzazione della propria leadership settoriale. In questo senso, come si legge nel Rapporto, l’industria conciaria italiana rappresenta una “acclarata eccellenza nel panorama comunitario e mondiale. Vantando stabilmente primati per l’elevato sviluppo tecnologico e qualitativo, per l’impegno ambientale, oltre che in termini di valore della produzione”.

Esempio virtuoso

GreenItaly (che si può scaricare gratuitamente cliccando qui), a tal proposito, ospita un intervento di Edoardo Imperiale, direttore generale di SSIP (Stazione Sperimentale per l’industria delle pelli e delle materie concianti). Focus: il cuoio e la bioeconomia circolare come soluzioni tecnologiche per la sostenibilità dei prodotti e la valorizzazione degli scarti. “I risultati emersi dal 6° rapporto sulla Bioeconomia in Europa – scrive Imperiale -, premiano l’industria conciaria”. Come? “Identificandola come realtà produttiva strategica per il sistema moda e, più in generale, per il Made in Italy. La bioeconomia, infatti, è rappresentata complessivamente per il 4,9% dall’industria tessile bio-based insieme alla concia, con un valore di produzione pari a 16,8 miliardi di euro nel 2018. Un +1,7% raggiunto in particolare grazie alla componente conciaria”.

Una significativa capacità di reazione

“Va nel contempo evidenziata una significativa capacità di reazione del settore conciario”. Il quale, “ha progressivamente implementato l’impiego di tecnologie sostenibili per la lavorazione della pelle, favorendo l’impiego di sistemi concianti di nuova generazione, a basso impatto ambientale ed elevata prestazione”. Il tutto, “nell’ottica di tutelare il cuoio in relazione alla recente diffusione di materiali alternativi, talvolta di dubbia qualità e sostenibilità”. Infine, “notevole è stato anche l’impegno profuso negli ultimi anni per assicurare un solido percorso di valorizzazione degli scarti per rendere il contesto produttivo sempre più circolare”.

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