Sul piano delle esportazioni, il rafforzamento del dollaro (sommato alla concorrenza dei materiali alternativi) ha frenato per il secondo anno consecutivo l’export di pelle statunitense. Al contempo, il mercato domestico (in particolar modo l’automotive) si è rivelato assai vivace, garantendo alla concia a stelle strisce un 2017 di generale stabilità. È il bilancio presentato da LIA (Leather Industries of America) durante APLF. Il fatturato estero, dicevamo, è calato del 2,3% su base annua (1,3 miliardi di dollari, circa 1 miliardo di euro). Il primo mercato di sbocco è quello messicano, la cui filiera è complementare dal punto di vista produttivo a quella statunitense, mentre il secondo è la Cina, i cui acquisti sono però calati del 16,7%. Al terzo posto si piazza l’Italia, il cui trend di crescita (+31%) è trainato dall’impennata di acquisti di wet blue, categoria merceologica di cui Roma si attesta primo cliente. Le importazioni statunitensi nel 2017 sono calate dell’11%. A proposito della complementarietà del mercato messicano, il Paese latinoamericano vale una fetta del 70% degli acquisti statunitensi, mentre l’import di pelli finite per imbottito dall’Italia nell’anno sono cresciute del 3%.
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