Lo Zimbabwe ci riprova. Il primo piano per lo sviluppo della filiera della pelle ha fallito. Le aziende del settore, ora, decidono di fare fronte comune per affrontare i mercati internazionali. Il nuovo tentativo passa da un programma di marketing aggiornato e dall’utilizzo dei nuovi fondi che il COMESA (Common Market for Eastern and Southern Africa) ha stanziato ad hoc per il Paese.
Lo Zimbabwe ci riprova
Il Paese africano ha varato un nuovo piano di rilancio della filiera della pelle: si chiama “Zimbabwe Leather Collective“. La strategia nasce dalla decisione delle piccole e medie aziende del settore, riunite nel 2019 in TAFLAZ (Tanner, Footwear and Leather Manufacturers Association of Zimbabwe), di fare fronte comune. Un’idea che hanno sviluppato dopo il flop del precedente piano. A causa dei costi operativi, delle lacune logistiche e dei limiti nel marketing, le aziende non hanno sfruttato il vantaggio competitivo del patrimonio zootecnico del Paese. Molte imprese hanno chiuso, mentre quelle sopravvissute hanno ideato il nuovo progetto. Il rilancio ora passa soprattutto attraverso una strategia di marketing digitale, cioè dalla creazione di un sito web dedicato e una presenza crescente sui social media dei prodotti locali. In questo modo i promotori contano di intercettare, grazie agli influencer, clienti nazionali e internazionali.
Nuovi contributi
Nel frattempo COMESA ha destinato allo Zimbabwe 15 milioni di dollari per il potenziamento della capacità industriale nell’ambito della lavorazione della pelle. Come riporta herald.co.zw, il ministro dell’Industria e del Commercio, Sekai Nzenza, ha spiegato che il distretto calzaturiero di Bulawayo giocherà un ruolo centrale in questa strategia di sviluppo. A seguire il processo sarà ALLPI (Africa Leather and Leather Products Institute), agenzia che ha creato ad hoc lo stesso COMESA, sulla base di un piano strategico che terminerà nel 2025. (art)
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